Sarah/Valentina Misseri: mi vergogno
del cognome che porto, adesso vorrei
solamente essere dimenticata

Sarah/Valentina Misseri: mi vergogno del cognome che porto, adesso vorrei solamente essere dimenticata
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Lunedì 22 Aprile 2013, 12:07 - Ultimo aggiornamento: 23 Aprile, 21:50
TARANTO - Mi vergogno del mio cognome perch mio padre ha ucciso una ragazzina ma non mi vergogno di essere la figlia di Cosima Serrano e la sorella di Sabrina Misseri. Parla dopo due anni di silenzio Valentina Misseri, dopo la sentenza di condanna di tutta la sua famiglia (madre, sorella e padre) per l'omicidio della cugina Sarah Scazzi. Parla, nel corso di due interviste su Rete4 e Canale5, di spalle alla telecamere «perché la gente è cattiva» e da questa storia drammatica ha avuto solo problemi. «Una sentenza dura che - secondo Valentina - copre la debolezza dell'impianto accusatorio. Non era una cattiva idea la richiesta di remissione del processo». Se l'aspettava Valentina una sentenza dura, si aspettava l'ergastolo ma «solo per mia sorella. E poi gli applausi in aula mi hanno dato ancora più fastidio, c'era anche una testimone che applaudiva e quella situazione mi ha fatto rivivere l'arresto di mia madre». Valentina è convinta che non c'è giustizia per Sarah perché «loro non vogliono giustizia per Sarah ma per se stessi e ormai sono convinti della colpevolezza di mia madre e mia sorella». Quello di cui Valentina Misseri è convinta è una cosa sola: ad uccidere la piccola Sarah è stato il padre, Michele.



Ho creduto a mio padre. «Io non ho motivo di credere che mia madre e mia sorella siano colpevoli», ha detto. «Quando papà ha confessato, ha raccontato tutto, io da figlia gli ho creduto». «Parlo di spalle perchè preferirei che la gente dimenticasse il mio volto». «Vorrei essere apprezzata perché parlo dopo la sentenza - detto ancora - perché mentre tutti hanno voluto rilasciare interviste prima, forse anche per influenzare l'opinione pubblica, io ho voluto aspettare per dare serenità alla Corte».



«L'ergastolo me l'aspettavo», ha detto ancora Valentina commentando la sentenza. «Una sentenza che mi aspettavo, talmente dura e talmente grave - ha detto - che copre la debolezza dell'impianto accusatorio». «Gli applausi quando la corte ha pronunciato la parola ergastolo mi hanno dato fastidio - ha continuato Valentina Misseri -, neanche fossimo allo stadio. Questa inciviltà mi fa paura. Chiedono giustizia per Sarah, ma quella c'era già quando mio padre ha confessato. Ora vogliono la loro giustizia».



Il movente dell'omicidio di Sarah Scazzi, così come ipotizzato dalla Procura di Taranto, è per Valentina Misseri una «filastrocca per bambini: una ragazza per gelosia uccide una cuginetta di 15 anni? - si chiede Valentina - Ivano parlava di continuo di altre ragazze, di ex, ragazze che frequentava e sono tutte vive». «Gli inquirenti lo hanno definito un omicidio d'impeto - dice Valentina - una impazzisce e l'altra pure? - si chiede - Una famiglia intera ha un raptus? Ci hanno definiti il clan Misseri, una famiglia di mafiosi. Queste persone non ci conoscono, non hanno letto un solo documento del processo». «Ho sentito dire da zia Concetta che forse Sarah aveva visto qualcosa di losco, di squallido. Chiedo a lei: che cosa? - si chiede ancora Valentina - Ci hai lasciato tua figlia, che cosa ci può essere di mai di losco in una famiglia normalissima? Che cosa?».



Claudio Scazzi, il fratello di Sarah in un'intervista a "Quarto grado" su Rete4 commentando la sentenza che ha condannato la zia e la cugina, precisa che «non c'erano motivi per cui si potesse sospettare che nella morte di Sarah fosse coinvolto qualcuno della famiglia. Per pensarlo ci doveva essere una connessione, una causa. Ma non c'era stato niente, nessun elemento, non c'era stata nessuna litigata». Claudio ripercorre poi la notte della scomparsa di Sarah, dalla telefonata della mamma Concetta che alle 20 gli annuncia che la sorella non è rientrata a casa. «Non avrei mai pensato ad un fatto così brutto. Pensavo più che altro ad una serie di coincidenze, ad una gita, ad un ritardo, un'amica più grande che ti invita a restare a dormire da lei - precisa il fratello di Sarah -. Ho chiamato tutta la notte al cellulare di Sarah fino alle 5 di mattina, ma non rispondeva nessuno, era spento. Poi con il passare delle ore si è capito che poteva essere una cosa seria».



Claudio: sentenza giusta. «È stata una sentenza giusta, inflessibile, rigida, frutto di due anni di lavoro svolto da persone capaci, motivate e serie». Rilasciando brevi dichiarazioni mandate in onda da "Mattino 5", Claudio Scazzi, il fratello di Sarah, commenta la sentenza della Corte d'Assise di Taranto che ha condannato all'ergastolo, per l'omicidio della sorella, la zia Cosima Serrano e la cugina Sabrina Misseri. «Non fa mai piacere vedere persone con cui hai condiviso una parte della tua vita in carcere - dice Claudio Scazzi - ma neanche vedere morta una persona con cui hai condiviso un'altra parte della tua vita».



Michele: esito già conosciuto. «Certo mi sono sentito male quando ho sentito la parola ergastolo, ma questo ormai già me lo aspettavo. Si sapeva già dall'inizio che erano tutti contro Sabrina e Cosima». Lo dice Michele Misseri in una intervista che l'emittente televisiva Telenorba ha mandato in onda questa mattina nel corso del telegiornale. Secondo te perché ce l'hanno con Sabrina e Cosima?, chiede il giornalista: «Forse - risponde Michele Misseri - ce l'avevano già da prima del mio arresto. Io l'ho scoperto adesso». «Forse - aggiunge l'uomo riferendosi a sua figlia Sabrina - ha fatto troppe immagini in tv, non so proprio niente». «Io mi aspettavo che non sarebbe stata quella la pena, oppure - dice l'uomo - che le volevano condannare però a una minima pena, secondo me non regge. Perché io so i fatti, i fatti che solo io posso sapere e quello che sta sopra di me che sarebbe Dio... non regge, non regge».



«Io devo andare avanti, io scriverò sempre a mia moglie anche se non ricevo risposta però non posso abbandonarle perché so solo io che sono innocenti». Pensi di poter parlare con Concetta, la mamma di Sarah, di poterle dire qualcosa?, gli viene chiesto: «Concetta - risponde l'uomo - mi deve guardare negli occhi quando io dico la verità, non è che dice "è inutile che vieni da me a dire sempre le stesse cose, non c'è bisogno che tu venga". Quando uscirà mia figlia e mia moglie e poi verranno tutti su di me (in riferimento alle responsabilità, ndr) allora...». Tu sei convinto che le cose cambieranno che il colpevole sei tu e devi pagare tu?, gli viene chiesto ancora: «Si certo, certo», risponde Michele Misseri, che si autoaccusa dell'omicidio della nipote, Sarah Scazzi.
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