Vendetta di Obama? La rete Internet della Corea del nord in ginocchio

Vendetta di Obama? La rete Internet della Corea del nord in ginocchio
di Anna Guaita
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Lunedì 22 Dicembre 2014, 22:11 - Ultimo aggiornamento: 23 Dicembre, 18:01

NEW YORK – Occhio per occhio? La Casa Bianca non commenta, ma è opinione diffusa che Barack Obama stia riscuotendo la prima rata della vendetta americana contro la Corea del Nord. Da venerdì infatti il sistema informatico del regime coreano dava segni di instabilità, ora è del tutto crollato.

Proprio venerdì il presidente aveva annunciato che gli Stati Uniti avrebbero cercato una “reazione proporzionata” all’attacco che PyongYang aveva mosso contro la Sony nell’arco di varie settimane a cominciare da novembre, e alle seguenti minacce contro la distribuzione del film “The Interview”, una pellicola comica che immagina l’uccisione del dittatore Kim Jong-un.

Obama aveva anche chiesto aiuto alla Cina per bloccare la capacità della Corea dl nord di condurre altri attacchi così devastanti contro aziende e governi. Dalla Cina non era giunta nessuna risposta. Tuttavia va notato che il servizio internet del regime coreano, gestito interamente dal governo, si appoggia alla società di telecomunicazioni cinese Unicom. Ma anche così, non è possibile trovare le impronte digitali di chi ha messo in ginocchio il fragile apparato internet coreano. Si sa solo che da venerdì in poi il sistema è stato fatto bersaglio di un DOS, una pratica spesso adottata dai vandali cibernetici, e cioé il “denial of service”, letteralmente “negazione del servizio”, un fuoco incrociato che serve a sovraccaricare la banda del server rendendola impraticabile.

La Corea del Nord aveva negato di aver attaccato la Sony, e di aver sottratto al sito quasi 40 milioni di files. Aveva negato di aver reso pubblici dati personali, comunicazioni private, indirizzi, informazioni mediche, fiscali ecc sia dei manager, che del personale della multinazionale, sia degli attori dei suoi film. Aveva negato anche di aver piratato alcune pellicole e di averle rilasciate sui siti di scambio clandestino. E di aver lanciato la minaccia di compiere attentati terroristici contro le sale cienmatografiche che avessero tentato di mostrare il film.

Il suo negare ha effettivamente incuriosito qualche osservatore, considerato che in genere la Corea del nord ci tiene a essere riconosciuta come la cattiva capace di condurre attacchi che possano causare seri danni ai suoi nemici. Tuttavia l’Fbi non sembra avere alcun dubbio che l’incursione contro la Sony sia stata iniziata dalla speciale squadra di “pirati digitali” che PyongYang ha addestrato proprio per compiere atti di spionaggio e furto tecnologico.

Mentre il paese asiatico veniva isolato dall’attacco DOS, alle Nazioni Unite il Consiglio di Sicurezza ha cominciato a studiare il caso Corea dal punto di vista dei diritti civili. L’associazione Human Rights Watch ha salutato con gratitudine il passo dei 15, e si è augurata che essi chiedano con forza che “la Corea del Nord cessi il regime di crudeltà di massa imposto da decenni alla sua gente”.