«Un centro d’accoglienza al Paolo VI»
La bufala diventa virale

«Un centro d’accoglienza al Paolo VI» La bufala diventa virale
di Francesca RANA
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Venerdì 24 Febbraio 2017, 06:40
Nessun centro di prima accoglienza ufficiale e governativo è stato istituito al Centro Direzionale Mar Piccolo di Paolo VI. Il vicario del prefetto e dirigente dell’area IV “Diritti Civili, Cittadinanza, Condizione Giuridica dello Straniero, Immigrazione e Diritto D’Asilo”, Malgari Trematerra, ha tranquillamente e senza esitazione smentito una voce circolata negli ultimi due giorni tra i cittadini: «Stiamo andando avanti in proroga con la vecchia graduatoria ed i prossimi bandi sulla prima accoglienza saranno emanati solo a maggio 2017. Non è prevista nessuna nuova aggiudicazione e nessuna nuova struttura nel rione». Le 11 organizzazioni non governative ed associazioni incluse nella graduatoria definitiva, tra rinunce e verifiche di requisiti, pubblicata nel sito ufficiale il 20 dicembre 2016, erano pertanto: Salam; Babele; Indaco Service; Noi&Voi; Arci Svegliarci; Costruiamo Insieme; Senis Hospes; Nuovi Orizzonti; Cometa; Cooperativa Sociale Escargo; Cooperativa Elicea; Confraternita Maria Santissima della Scala. Nessuna di queste ong o onlus, conseguentemente, c’entra nulla, formalmente, con le informazioni arrivate alle orecchie dei residenti. Un paio di giorni fa, è comparsa sul social network facebook, nella pagina del “Comitato Centro Mar Piccolo”, la fotografia di una petizione attribuita al “Comitato Centro Direzionale Mar Piccolo” ed intitolata “Contro il business dell’Immigrazione, a tutela della nostra popolazione”. La stessa raccolta firme, destinata alla Prefettura ed agli amministratori condominiali, sarebbe stata diffusa in più maniere e faceva riferimento al sicuro arrivo, forse nella palazzina a specchi di Piazza Tedesco, di “centinaia e centinaia di immigrati”. In un secondo passaggio di questa lettera ai tarantini, il presunto comitato firmatario, al contrario, si chiede: quanti saranno; in quale posizione giuridica si troveranno; chi lo gestirà e quanto tempo. Gli autori di questa petizione scrivono di non considerare il loro condominio idoneo all’accoglienza di migranti o profughi e temono problemi di sicurezza o svalutazione immobiliare. La notizia, probabilmente unita al mormorio nei luoghi di aggregazione e nei social network, ha provocato la mobilitazione dello Slai Cobas ed una lettera aperta agli abitanti di Paolo VI, con l’appello di respingere eventuali raccolte di firme e non incolpare i migranti quando aspettano mesi ed anni le risposte alla richiesta di asilo politico e non possono lasciare l’Italia. Il loro messaggio finale è: «Taranto, è una città accogliente e solidale».
 Attraverso il social network, alcuni cittadini hanno sollecitato gli assessori comunali, Gionatan Scasciamacchia e Francesco Cosa, facendo emergere leggende metropolitane, non confermate, sull’interessamento di albergatori. Tra gli altri, il presidente della Commissione Assetto del Territorio, Emanuele Di Todaro, interpellato con il componente Dante Capriulo, ha negato di aver mai ricevuto una proposta di delibera sulla variazione della destinazione d’uso, specificando, tuttavia, di non avere competenze comunali su una palazzina privata dell’Inpdap: «Non sappiamo nulla. In ogni caso, chiederò personalmente al vicesindaco, Lucio Lonoce, di verificare la ragione di queste voci. La notizia di un centro di accoglienza in una proprietà privata è una balla, se non sanno niente né la Prefettura, né le associazioni in graduatoria (il riferimento è a Noi&Voi di don Francesco Mitidieri, ndc) attive nel quartiere insieme alle parrocchie».
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