Ucciso in un agguato: scattano tre fermi

Ucciso in un agguato: scattano tre fermi
di Mario DILIBERTO
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Mercoledì 28 Settembre 2016, 18:58 - Ultimo aggiornamento: 19:12

Tre fermi per lo spietato omicidio di Francesco Galeandro. È giunta ieri sera la svolta decisiva nelle indagini sull’esecuzione di mala avvenuta a Pulsano lo scorso 22 luglio. I carabinieri, infatti, hanno condotto in carcere Maurizio Agosta, di 49 anni e Vito Nicola Mandrillo di 24 anni, entrambi pulsanesi e pregiudicati. Per loro l’accusa è di concorso in omicidio. Il terzo fermo è scattato per Giovanni Pernorio, 25enne incensurato di Leporano, accusato di favoreggiamento personale e detenzione di armi. Decisive per decifrare il quadro in cui sarebbe maturato l’omicidio le intercettazioni avviate subito dopo l’agguato avvenuto alla periferia della cittadina. Galeandro sarebbe caduto sotto i colpi dei sicari nell’ambito della feroce contrapposizione tra bande rivali per imporre il predominio nella gestione delle attività illegali nella cittadina. Una vera e propria faida alimentata da un’acredine lievitata nel tempo. Per questo sin dalla sera in cui venne rinvenuto il cadavere del 47enne pulsanese, ucciso proprio davanti alla sua abitazione, i sospetti dei militari guidati dal colonnello Giovanni Tamborrino, puntarono sulla fazione opposta. E in particolare sui tre fermati ieri. Quei sospetti hanno trovato una conferma lo scorso 12 settembre, con l’intimidazione a colpi di pistola organizzata ai danni di Agosta, ferito a pistolettate insieme al nipote davanti alla sua casa. Quella pioggia di fuoco sarebbe stata la risposta al delitto di Galeandro.

 
La sera stessa dell’omicidio di luglio, i carabinieri avevano bussato alla porta di Mandrillo, a poche centinaia di metri dal luogo dell’agguato. Il giovane, però, non venne rintracciato. Nei giorni successivi, poi, i militari intercettarono persone vicine alla vittima mentre andavano alla ricerca di Agosta, conosciuto come il “biondo”, e suoi uomini, tra i quali proprio Mandrillo. Una ricerca di vendetta alla quale il 24enne, convinto di essere spiato, si sarebbe sottratto cambiando casa e approfittando della complicità di Pernorio. Quest’ultimo avrebbe aiutato l’amico attivando nuove utenze telefoniche per consentirgli, peraltro, di eludere le indagini. Un tentativo vano, visto che gli investigatori hanno catturato dichiarazioni autoaccusatorie dello stesso Mandrillo. Parole che hanno trovato conferma anche in altri dialoghi intercettati subito dopo il ferimento di Agosta. Dopo quell’agguanto, infatti, il giovane avrebbe chiesto a Pernorio di portargli una pistola per rispondere sul campo all’aggressione subita dal capo. Nelle intercettazioni Mandrillo arriva a deridere gli avversari per aver mancato l’obiettivo di eliminare il rivale. Mentre di Agosta parla dicendo che «ha la malavita in testa» poiché a Pulsano vuole avere le mani su tutto, dalle sostanze stupefacenti alle slot machines.
Oltre ai fermi ieri sono state eseguite anche perquisizioni. A casa di Mandrillo sono stati trovati sette grammi di cocaina e 9 colpi calibro 7,65 parabellum. In una zona di campagna, invece, è stata rinvenuta una pistola semiautomatica marca Bernardelli con matricola cancellata. I tre fermati che sono stati condotti in carcere in attesa della convalida del fermo, richiesta dal pm Antonella De Luca.

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