Truffa all’Inps, in 89 davanti al gup

Truffa all’Inps, in 89 davanti al gup
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Lunedì 5 Giugno 2017, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 13:33
Arriva allo snodo dell’udienza preliminare il procedimento denominato “Genusia”, legato alla presunta attività di organizzazioni che avrebbero truffato l’Istituto di previdenza attraverso fittizio lavoro in agricoltura.
Sarà il gup di Taranto ad occuparsi della posizione di 89 persone delle quali il sostituto procuratore della Repubblica dottor Lanfranco Marazia aveva richiesto il processo.
L’accusa complessiva è quella di aver “tradito” la cura della terra per dedicarsi al mercato del raggiro. Meno faticoso e certamente più redditizio.
Il sipario sul “lavoro” di tre diverse, presunte associazioni per delinquere era calato con l’intervento dei militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di finanza jonica che avrebbero delineato e circoscritto una stangata da 4 milioni di euro, rifilata all’Inps grazie al meccanismo della denuncia di false giornate di lavoro nei campi.
Come si ricorderà, alla fine dell’anno scorso, sette erano state le ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari eseguite dai finanzieri. I provvedimenti erano stati spiccati nei confronti di un sindacalista, intermediari e imprenditori attivissimi, perlomeno sulla carta, nelle campagne del versante occidentale della provincia di Taranto. Tra questi, anche un salentino: l’intermediario Corrado Arnesano, 65enne di Carmiano.
A individuare tutti i coinvolgimenti che in origine erano 91, erano appunto state le indagini della Tributaria che avevano portato alla contestazione dei reati di falso in atti pubblici e di truffa aggravata continuata ai danni dell’Inps.
L’esame degli atti e delle specifiche condotte, però, aveva poi indotto il dottor Marazia a contestare la sussistenza di tre presunte associazioni per delinquere fra Massafra, Palagiano, Palagianello e Ginosa.
Oltre al salentino, nel procedimento sono sopratutto chiamati in causa anche Giovanni Lippolis, ginosino di 58 anni; Domenico Caforio, 44enne di Castellaneta; gli imprenditori agricoli Davide Mappa, massafrese di 40 anni, Luigi Giosuè Rocco, 64enne di Ginosa; e gli intermediari Salvatore e Antonio Iona, padre e figlio originari di Corato (Bari), rispettivamente di 62 e 39 anni.
A coordinare le tre presunte e distinte organizzazioni, secondo l’accusa, sarebbe stato Lippolis, dipendente dell’Arsenale, sindacalista, considerato il nucleo centrale di una attività di consulente del lavoro con un proprio accredito telematico presso l’Inps. Sarebbe stato il 58enne, con la complicità di Domenico Caforio, anche lui indicato come consulente del lavoro, e dei titolari di tre aziende agricole, uno dei quali nel frattempo deceduto, a gestire il business ingaggiando numerosi braccianti grazie anche agli intermediari. I lavoratori sarebbero stati reclutati fittiziamente per poi accedere alle provvidenze dell’Inps.
 
Per quelle giornate scontate sulla carta sarebbe stato introitato un “obolo” che variava tra i sette e i quattordici euro. Lippolis e Caforio, secondo gli inquirenti, avrebbero inserito i dati dei falsi braccianti nel sistema informatico dell’ente previdenziale. In questa maniera si sarebbero costruite a tavolino posizioni contributive fittizie per poi riscuotere prestazioni assistenziali, come l’indennità di disoccupazione, assegni familiari, assegni per malattia e maternità in denaro sonante.
Tutte e 89 le posizioni saranno ora esaminate dal gup di Taranto.
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