Il centauro senza età alla Milano-Taranto

Il centauro senza età alla Milano-Taranto
di Claudio FRASCELLA
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Sabato 25 Giugno 2016, 07:26 - Ultimo aggiornamento: 13:40
Una vita fra i motori, una storia in sella a una MV Agusta, “Disco Volante”. Cosimo Vaccarelli, massafrese, ottantasette anni, molti dei quali trascorsi fra mille imprese e decine, decine di migliaia di chilometri, su e giù per lo Stivale, anche quest’anno sarà uno dei protagonisti della Milano-Taranto, la corsa motociclistica in programma sabato 9 luglio e che racconta le epiche di un tempo, cavalcando un’Italia ancora sterrata, priva di asfalto, figurarsi le autostrade.
 
Vaccarelli e la sua passione. «Fin da ragazzo ho avuto questo fuoco dentro – dice il maturo “centauro” – un’attrazione per le “due ruote”: negli nni 40, a Massafra c’era l’officina di Giulio Ritelli, grande meccanico, uno dei maggiori riferimenti per la MV Agusta; appena ventenne mi testò come assistente: “vediamo come te la cavi”, mi disse, passandomi utensili e straccetto».
Veterano della Milano-Taranto, Cosimo racconta di come riuscì a staccare il primo biglietto per Milano, dove la corsa prendeva lo start. «La MV aveva convocato Ritelli nel capoluogo lombardo, lui mago del motore, faceva parte della scuderia; ero già un meccanico promettente, a sentire lui: gli chiesi se avrei potuto seguirlo da spettatore, mi arruolò; a destinazione, le prove e i piloti, che avrebbero corso per la storica scuderia del conte Agusta, in sella alle moto testandone i motori».

La fatalità ci mette lo zampino. Manca un pilota, i meccanici vedono questo ragazzo minuto dai muscoli d’acciaio. Il suo “datore” è una garanzia. «“Ehi tu, te la senti a provare una delle nostre moto?”: non fecero in tempo a ripetermelo, che avevo già fatto i miei bei giri di prova; a costo di fare la figura dell’impertinente, mi spinsi in là, mi permisi di segnalare un paio di cosette che, a mio avviso, non avevano funzionato; scettico, un meccanico, di quelli che non vogliono gli si insegni il mestiere, si mise in sella e “sgasò”; al ritorno, davanti ai suoi colleghi e ai piloti, esclamò: “Ueh, non ha mica torto questo ragazzino, hai capito? È venuto fin chi per farci una lezioncina».
Il posto del pilota assente, per acclamazione, diventò di Vaccarelli. Lo aveva conquistato con giri di pista e sfacciataggine. Partenza, raccomandazioni, la stretta di mano del conte Domenico Agusta in persona e i contanti in una busta gialla. «E una pettorina, gialla anche questa – sorride l’ottantasettenne ricordando l’episodio – conservata gelosamente; è stato il mio primo trofeo, guai a chi me lo tocca: circa settanta anni fa, mica un anno o due… La stretta di mano, cinquemila lire sull’unghia – all’epoca “soldi”, non quisquilie – erano davvero pesanti: sarebbero servite per eventuali imprevisti, noie meccaniche: quei soldi li restituii, intatti».

Quella prima corsa scolpita nella mente. «Il primo grande sogno della mia vita, una gara senza eguali: da Milano in giù andai forte, arrivai all’altezza di Martina Franca, all’Orimini; amici e parenti lì ad aspettarmi, ad applaudirmi, fui colto dall’emozione, compresi allora che quella corsa era un’impresa: non trattenni il fiato, le lacrime, forzai il motore e ruppi la biella!».

Un dramma degno di Dorando Pietri, il maratoneta che cadde sul filo del traguardo. «Arrivai lo stesso a fine corsa – ricorda Cosimo Vaccarelli – mi “soccorsero” e superai brillantemente la prova: avevo venti anni appena; ancora oggi la stessa voglia e la stessa passione di allora; una vita fra i motori, tanto che a Massafra, un po’ di anni dopo, inaugurai la mia concessionaria “Alfa Romeo”». Il prossimo 9 luglio non più con il “Disco Volante”. «Se tutto va bene, arrivo in sella a un Moto Morini Corsaro 125!».
 
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