Partite di uva a una società fallita: 4 condanne a 5 anni

Partite di uva a una società fallita: 4 condanne a 5 anni
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Venerdì 28 Ottobre 2016, 09:20 - Ultimo aggiornamento: 15:46
Forniture di uva mai pagate ai produttori dell’area di Castellaneta e per almeno ventidue persone si sarebbe materializzata la stangata che sarebbe stata messa a segno da un campano e da alcuni imprenditori originari della provincia brindisina. In cinque erano stati rinviati a giudizio dal gup del tribunale di Taranto dottoressa Valeria Ingenito. E in quattro sono stati condannati a cinque anni di reclusione ciascuno.
A suo tempo, era stato il pm della procura dottor Remo Epifani a richiedere il giudizio a carico degli imputati, che a vario titolo risultavano essere coinvolti nella maxi-stangata che avrebbe prodotto un danno complessivo di oltre un milione di euro.
 
Sott’accusa figurava anche un bancario lucano, accusato dalla magistratura di aver dato assicurazioni ai produttori circa la solidità economica della società «Ortosovrana», poi fallita nel maggio del 2009, che aveva pagato le forniture con assegni incapienti. L’uomo è stato assolto.
Bancarotta fraudolenta, truffa aggravata e associazione per delinquere erano le imputazioni principali che gravavano a vario titolo a carico di Alfonso Di Filippo, salernitano di 66 anni, Giovanni Camassa di 45 anni, originario di Francavilla Fontana (Br), Rocco Bigi, cegliese di 32 anni, e Silvana Plafoni, veronese di 56 anni, nei loro ruoli rispettivi di legali rappresentanti, amministratori o responsabili del settore commerciale.

Il lucano Gianfranco Grieco di 56 anni, ex responsabile della filiale di Castellaneta del Monte dei Paschi di Siena, era invece accusato di concorso in quattro ipotesi di truffa. L’accusa era di aver fornito informazioni positive, secondo la tesi della procura tarantina, sulla solvibilità della «Ortosovrana», inducendo così i proprietari dei tendoni di accettare per le partite di uva assegni rivelatisi poi «carta straccia». Grieco è l’unico imputato ad essere stato assolto.
Assoluzioni parziali e prescrizioni, soprattutto per il reato di truffa, hanno arricchito l’articolato dispositivo emesso dal tribunale (collegio presieduto dalla dottoressa Fulvia Misserini, a latere dottoressa Elvia Di Roma e dottoressa Loredana Galasso).

Nel procedimento che era sfociato all’esame del gup di Taranto, era coinvolto pure un altro imprenditore napoletano, di 65 anni. Era accusato di aver pagato con assegni protestati per un totale di 300mila euro la fornitura di imballaggi per prodotti ortofrutticoli assicurati da un’azienda di Castellaneta. Nei confronti del sessantacinquenne campano era però scattato il non luogo a procedere firmato dal giudice per l’udienza preliminare. A suo tempo, l’udienza era stata definita all’esito degli interventi dell’accusa e degli avvocati della difesa (Fiorella Gargaro, Cataldo Gianfreda, Cristina Gigante e Luigi Semeraro).

Secondo quanto emerso dall’attività investigativa disposta dal pubblico ministero inquirente, i fatti incriminati si riferivano al periodo compreso fra il 2008 e il 2009, allorchè l’utilizzo di assegni privi di copertura aveva messo in ginocchio il comparto dei viticoltori. Nel processo erano costituite la curatela fallimentare, attraverso l’avvocato Gianluca Pierotti, e numerose vittime dei raggiri, che avevano dato mandato all’avvocato Cosimo Antonicelli. 
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