La strategia del capitano: bonifici all'estero per incassare la tangente

La strategia del capitano: bonifici all'estero per incassare la tangente
di Mario DILIBERTO
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Martedì 20 Settembre 2016, 08:21 - Ultimo aggiornamento: 12:31

Soldi movimentati su conti esteri. Ma anche la possibilità di mascherare la tangente con un prestito o con un mutuo. Così il capitano di vascello Giovanni Di Guardo, direttore di Maricommi, e l’imprenditore Vincenzo Pastore ipotizzavano di agire per far passare sotto coperta le tangenti.
Mazzette con le quali, secondo la procura, l’imprenditore avrebbe comprato i buoni uffici dell’ufficiale per garantirsi l’aggiudicazione dell’appalto per i servizi di sanificazione e pulizia nelle sedi della Marina Militare di Taranto e di Napoli. Con 12.500 euro intascati da direttore come acconto. Mentre un ruolo di primo piano è attribuito anche al tenente di vascello Francesca Mola, giovane militare scelta proprio da Di Guardo per l’incarico di responsabile dell’ufficio contratti del reparto. Un patto per i quale i due militari e l’imprenditore, che è anche sindaco di Roccaforzata, sono finiti in carcere con le contestazioni di concorso in corruzione e turbativa d’asta.
Secondo gli investigatori, Pastore, presidente della Teoma cooperativa, avrebbe corrotto gli ufficiali per truccare la gara bandita a maggio per l’appalto da undici milioni di euro. Con l’intesa che ad affare concluso avrebbe pagato complessivamente una maxi tangente da oltre 200.000 euro, oltre ad una vettura di lusso. Un bottino in larga parte destinato proprio a Di Guardo, il comandante spedito a Taranto dopo un altro scandalo che ha investito negli ultimi due anni Maricommi. Con altri otto ufficiali arrestati per tangenti. Di Guardo avrebbe dovuto cambiare le cose. E invece le intercettazioni condotte dal nucleo di Polizia Tributaria hanno illuminato passaggi di denaro già consumati, con terminale proprio il direttore.

 

 


Una storiaccia che emerge in tutta la sua avvilente sostanza nei dialoghi registrati dai finanzieri. Gli investigatori, grazie ad un virus informatico, hanno trasformato lo smartphone del comandante in un microfono. E quella singolare “cimice” ha catturato di tutto. Dagli atti, quindi, è saltato fuori un summit dei tre indagati. Nel corso del quale venne progettato la sostituzione dell’offerta presentata dalla Teoma, per sbaragliare le altre 45 ditte che si erano fatte avanti per la commessa pubblica. Ma anche i progetti di Pastore e Di Guardo per movimentare le mazzette al riparo da controlli. Già perché la garanzia del buon esito dell’intesa era proprio quel mare di soldi che il re delle pulizie era pronto a sborsare.
«Sì ma questo è tutto legato al discorso dei sodi, cioè se noi riusciamo a quagliare qualche cosa...poi ti potrei anche chiamare perché questa comunque, la macchina è un bene registrato, quindi una parte e lo so» - esclama Di Guardo durante un colloquio con l’imprenditore. E di fronte trova subito una sponda compiacente. In grado anche di prospettare più soluzioni per fare in modo che tutto fili liscio come l’olio.

«E come vuoi fare?» chiede Pastore ad un certo punto. «Che ci inventiamo un...un prestito in banca? che ci giustifichi la...» insiste l’imprenditore. «Una cosa del genere, ovviamente» replica l’ufficiale. «Se vuoi lo inventiamo un prestito eh?... Lo facciamo» ribadisce Pastore che aggiunge «una volta. Attento fammi capire così io mi regolo, il prestito va bene? Un mutuo in banca?... Il prestito può essere una soluzione... metto pure io una cosa a bagno». Di qui si evince come i pagamenti sarebbero dovuti avvenire poco per volta per non destare sospetti. Magari con più operazioni. Ecco quindi che il discorso si sposta sulla possibilità di avvalersi di fiduciarie e sul ricorso ad operazioni su conti esteri. Con Di Guardo che pensa di poter sfruttare in conto della compagna in Romania.

«Fiduciarie - spiega il comandante - ce ne ho una a Malta che può fare qualche cosa... io posso fare allora, giusto per capirci, io posso fare una cosa: da Malta posso spostare i soldi sul conto corrente della piccina che c’ha in Romania, ok? Quindi faccio un’operazione estero su estero. La piccina che fa? dal suo conto rumeno passa i soldi a se stessa su un conto italiano. Dopo mi fa un assegno circolare, una cosa, eccetera...per mio conto e io mi faccio le spese. Quindi estero su estero».
Nel dialogo, infine, si parla anche della macchina di lusso, in un altro dialogo si parla di una Audi Q3, che dovrebbe far parte della mazzetta destinata al comandante.
Con il comandante che insiste per intestarsela direttamente. Perché la compagna rumena pagherebbe troppo di assicurazione. «No - spiega all’imprenditore - la voglio intestare a me perché lei purtroppo, col fatto che è rumena, c’ha meno di un anno di patente, ci avrà a novembre un anno di patente, questa non la può guidare fino a che non fa un anno di patente, in più le assicurazioni, per assicurarle sono prezzi».

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