Scoperti con la mazzetta: arrestati il sindaco e il capitano della Marina

Scoperti con la mazzetta: arrestati il sindaco e il capitano della Marina
di Mario DILIBERTO
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Giovedì 15 Settembre 2016, 10:19 - Ultimo aggiornamento: 16 Settembre, 13:03

I soldi della tangente erano ancora nella borsa del comandante. Banconote da cinquanta euro nuove di zecca allungate dal re delle pulizie per azzannare una commessa da oltre undici milioni di euro targata Marina Militare. Questa l’accusa che l’altra sera ha portato dietro le sbarre il capitano di vascello Giovanni Di Guardo, catanese di 57 anni, direttore di MariCommi Taranto, e Vincenzo Pastore, tarantino di 69 anni, imprenditore, conosciutissimo anche perché solo qualche mese fa è stato eletto a furor di popolo sindaco di Roccaforzata, ad un pugno di chilometri da Taranto.
I militari del nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza li hanno fermati a Taranto dopo un lungo pedinamento. I baschi verdi del colonnello Renato Turco da tempo avevano agganciato sospetti su manovre inconfessabili. E i loro dubbi sembrano aver trovato una granitica conferma nell’arresto dei due uomini in flagranza di reato.
Nel blitz è stata sequestrata una mazzetta da 2.500 euro. Secondo gli inquirenti, si tratta dell’acconto di un pagamento convenuto per garantire alla Teoma, cooperativa di cui è presidente Pastore, l’appalto milionario per i servizi di pulizie nelle sedi della Marina di Napoli e Taranto.
Una commessa da 11 milioni e 400.000 euro il cui bando è stato pubblicato nel maggio scorso, che avrebbe immediatamente innescato le manovre per “pilotare” i lavori tra le braccia della cooperativa del sindaco imprenditore. Almeno questo è la tesi sulla quale i finanzieri hanno lavorato per settimane, puntando i fanali sui due inquisiti. Grazie ad una certosina attività di indagine si è giunti ai clamorosi arresti.
 

 

Di Guardo e Pastore sono finiti direttamente in carcere sotto il peso della contestazione di concorso in concussione. Dinanzi ai militari hanno negato, abbozzando anche una timida spiegazione. Ma l’evidenza dei fatti li ha automaticamente spediti in cella.
Sono loro, per ora, i volti del nuovo scandalo che in riva allo Jonio fa tremare la Marina. Con un turbine giudiziario fatto di fango e mazzette che in meno di tre anni ha portato nelle patrie galere sette alti ufficiali, mentre altri due sono finiti ai domiciliari.

Una vergogna alla quale da Roma si era pensato di rimediare inviando a Taranto il comandante Di Guardo a mettere ordine e a garantire “pulizia”. Per questo era stato incaricato di prendere il timone del barcollante vascello di “MariCommi” Taranto, falcidiato da arresti e scandali. Su di lui aveva scommesso l’ex capo di Stato Maggiore alla luce di una carriera e di una reputazione specchiata. E invece l’ufficiale sembra essere scivolato proprio su una tangente. Una mazzetta che è stata intercettata praticamente in diretta dai finanzieri, coordinati dal pubblico ministero Maurizio Carbone. I militari hanno fermato il comandante e l’imprenditore all’uscita di un’abitazione di Taranto, dopo un appostamento andato avanti l’intera giornata. Gli inquirenti sapevano dell’appuntamento. Così mercoledì sera hanno fatto sorvegliato quella casa quasi alla periferia della città, utilizzata dall’imprenditore. Hanno bloccato i due sospetti e hanno trovato i soldi. Quindi è scattato l’arresto. Il denaro era nella sacca del capitano di vascello. Poco dopo i finanzieri hanno perquisito anche due appartamenti che il comandante utilizza a Taranto. E hanno scovato una busta con all’interno altri 2.500 euro. Il magistrato non ha dubbi: si tratta di un’altra tangente collegata alla “gestione” dell’appalto milionario.

L’arresto del direttore Di Guardo ha innescato stupore ma anche rabbia nei vertici della Marina. Mentre tra i colleghi si respira incredulità proprio alla luce del mandato con il quale il comandante era giunto a Taranto e del suo curriculum. Da Roma si è subito reagito e non si poteva fare davvero diversamente. Il capitano finito in cella è stato sospeso dal servizio con effetto immediato. Nelle prossime ore comparirà, proprio come Pastore, dinanzi al gip per l’interrogatorio di convalida. Gli investigatori della Finanza invece stanno scandagliando computer e documenti sequestrati nel corso delle perquisizioni. L’impressione più che tangibile è che la tempesta sia ripartita. E che sia destinata a far registrare anche un preoccupante, quanto sconcertante, salto di qualità.



 

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