Le condanne diventano definitive e per quattro imputati coinvolti nel processo sul cosiddetto racket delle cozze si aprono le porte del carcere. Alle prime ore di oggi, i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Taranto ed i militari della Guardia Costiera hanno eseguito 4 ordini di carcerazione, nei confronti di altrettante persone ritenute colpevoli, a vario titolo, di associazione per delinquere, allo scopo di commettere estorsioni e furti aggravati, in danno di miticoltori del Mar Grande e del Mar Piccolo e di minacce aggravate nei confronti di operatori dello stesso settore, con conseguente immissione in commercio di prodotti ittici, in assenza di documentazione sanitaria e fiscale, pertanto potenzialmente nocivi per la salute.
L'inchiesta
L’attività investigativa aveva portato alla luce un sistema strutturato, in cui gli associati, con taglieggiamenti estremamente efficaci, consistiti nella minaccia e nell’esecuzione materiale di furti di pergolati di cozze nere, inducevano le vittime a non denunciare, anche quando le indagini avevano consentito di chiarire l’intera vicenda.
Il verdetto
Per la consegna del "pizzo", uno degli arrestati, che all’epoca dei fatti era sottoposto ad una misura alternativa alla detenzione, approfittando dei permessi concessigli, a bordo di una piccola barca a motore, avvicinava gli imprenditori riscuotendo il denaro. Nel corso dell'attività investigativa, vennero sequestrati circa un quintale di cozze nere, prive di certificazione sanitaria e fiscale di accompagnamento e sette chili di datteri di mare. L'altro giorno il procedimento è giunto al vaglio della Corte di Cassazione che ha confermato 19 condanne, tra le quali quelle dei quattro tarantini per i quali si sono riaperte le porte del carcere. Ai quattro sono state inflitte condanne complessivamente per un totale di quasi 40 anni di reclusione nonché multe per un importo complessivo superiore ai 40000 euro.