Rottura in Consiglio: raccolta di firme per “silurare” Stefàno

Rottura in Consiglio: raccolta di firme per “silurare” Stefàno
di Mario DILIBERTO
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Lunedì 23 Maggio 2016, 06:55 - Ultimo aggiornamento: 14:45
«L’esperienza amministrativa di Ippazio Stefàno è chiaramente un fallimento. Ed è giunto il momento di mandarla in archivio. Questo è il mio pensiero di consigliere comunale. Ed è condiviso da altri dieci colleghi. Servono diciassette firme e confidiamo nel fatto di raccoglierle». È una condanna senza appello quella decretata da Gianni Liviano per il primo cittadino di Taranto. Parole chiare con le quali il consigliere comunale e regionale è uscito allo scoperto, mettendo sul tavolo la sua disponibilità e soprattutto la sua firma su una mozione diretta a colpire al cuore l’amministrazione e a mandare a casa il sindaco e la sua giunta. «Stefàno - spiega Liviano - incarna una delusione lunga nove anni. La sua elezione così come la riconferma, sono state accompagnate da grandi aspettative. Quelle speranze sono state disattese. Non sono arrivate risposte adeguate per i grandi temi dello sviluppo, ma pure per i problemi del vivere quotidiano. La città è peggiorata. Per questo come consiglieri riteniamo che sia giusto interrogarsi sul futuro di Taranto e sulla opportunità di chiudere questa esperienza fallimentare».
 
Giudizi netti che si sono inaspriti alla luce del resoconto depositato dai commissari ministeriali sui conti del Comune. I rilievi evidenziati in quel dossier hanno soffiato sul fuoco della delusione di alcuni, alimentando anche chi è in naturale contrapposizione con l’attuale maggioranza. Sino alla decisione di passare alla raccolta delle firme per chiedere lo scioglimento del consiglio comunale. «Ci aspettavamo spiegazioni da Stefàno su quanto emerso dall’analisi dei conti. Ci sono rilievi - continua Liviano - che vanno chiariti.
Ancora oggi spero che il sindaco si presenti con argomenti che spazzino via ombre che non vorremmo delegare alla magistratura. Quei verdetti hanno offuscato definitivamente l’immagine dell’amministrazione. Ecco perché ho deciso di condividere un percorso che passa dalla raccolta delle firme per giungere alla chiusura dell’esperienza amministrativa». La firma di Liviano, quindi, sarebbe al fianco di quella di almeno altri dieci consiglieri comunali. Liviano non vuole fare nomi anche se i volti, perlomeno alcuni, della fronda sono facilmente individuabili. Altro discorso, è l’esistenza di un progetto più a lungo termine per presentare una proposta alla città alternativa a quella attuale. «Al momento - spiega su questo aspetto Gianni Liviano - credo sia fondamentale uscire dalle logiche di occupazione di posti di potere. Un approccio da risiko che deve essere messo al bando. A Stefàno, personalmente rimprovero di non aver valorizzato i migliori che pure erano a disposizione per lavorare sul futuro della città. Qualsiasi programma futuro non deve prescindere da questa visione, così come chi ha qualità deve abbandonare la logica del semplice lamento su facebook e capire che occorre mettere la faccia per migliorare la propria comunità. Taranto ha grandi potenzialità e spetta ai migliori tra di noi valorizzarle. È lo spirito con il quale ho portato avanti la mia esperienza in Regione, prima come assessore e poi come consigliere. Sino a quando sono stato in giunta - conclude - ho scommesso sulle bellezze della mia città. Ho lavorato per salvare il Paisiello, abbiamo portato gli ori di Taranto a Milano, senza trascurare esigenze come la fogna nelle zone della città in cui ancora questo servizio primario non arriva».
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