La quinta mafia, allarme in un libro alla Cgil: «Alleanza tra clan in nome del denaro»

La quinta mafia, allarme in un libro alla Cgil: «Alleanza tra clan in nome del denaro»
di Paola CASELLA
3 Minuti di Lettura
Sabato 22 Ottobre 2016, 08:13 - Ultimo aggiornamento: 13:36
Il crimine organizzato si adatta alla realtà e cambia pelle, affondando in maniera sempre più pervasiva le sue radici nel tessuto sano della società. Il fenomeno è stato scandagliato in tutti i suoi aspetti nel libro del sociologo e giornalista Marco Omizzolo “La quinta mafia”, edito da Radici Future.
Ieri mattina, nella sede della Cgil a Taranto, la presentazione dell’opera, alla presenza dell’autore. All’incontro, moderato dal giornalista Gianni Svaldi, hanno preso parte il segretario generale della Flai Cgil Taranto Assunta Urselli, il segretario generale della Slc Cgil Taranto Andrea Lumino, il segretario organizzativo della Cgil Taranto Paolo Peluso e l'onorevole Marco Di Lello della commissione parlamentare antimafia.
Nel corso del dibattito è stato evidenziato che la criminalità ha esteso i suoi tentacoli, passando dallo sfruttamento nei campi ai call center allestiti nei sottoscala, fenomeni contro cui i sindacati sono schierati in prima linea.
«Per un sindacato come la Cgil» ha detto Peluso «la legalità è un valore fondamentale. Il libro di Omizzolo ci offre l’occasione per parlare di temi attualissimi anche per noi in Puglia. È l’occasione, inoltre, per affrontare pubblicamente un argomento che spesso si preferisce ignorare. Noi, invece, siamo sicuri che la conoscenza, l’analisi e la denuncia siano il punto di partenza per debellare questi fenomeni».
Lumino si è soffermato, invece, sullo sfruttamento nei call center: «I lavoratori dei call center alle volte sono sfruttati come i braccianti perché un open space di un call center non è molto diverso da un campo, una cassetta della frutta non è diversa da una postazione con un telefono senza contratto e senza coperture. Anche a Taranto abbiamo trovato casi di lavoratori non pagati e questo ci dà la dimensione del fenomeno. Con questa iniziativa rilanciamo questioni che tante volte la politica ha sottaciuto».

Omizzolo ha illustrato, invece, nelle grandi linee i punti nodali dell’opera, incentrata sull’analisi del fenomeno criminale nel territorio pontino: «In provincia di Latina c’è il peggio di alcune regioni, dove le mafie tradizionali dominano da decenni, mafie che in provincia di Latina hanno trovato una sintesi specifica, chiamata, appunto, la quinta mafia. Nel libro si prova ad analizzare il fenomeno, aggiornando i nostri schemi interpretativi per cercare di comprendere che cosa è la quinta mafia, ossia la capacità delle diverse mafie di non farsi la guerra, ma di costruire una sorta di direttorio, almeno provinciale, in cui si cogestiscono affari e relazioni. Affari economici tradizionali e nuovi». Lo scrittore ha ricordato che le attività tradizionali vanno dal caporalato alla tratta internazionale di essere umani, dal racket alla prostituzione, mentre le nuove attività riguardano la finanza, le relazioni con le banche e con la politica. «Ciò consente ad alcuni» ha fatto notare «anche straordinarie carriere politiche, grazie a relazioni con la comunità che permettono di dare lavoro, di violare le norme concorsuali, di occupare poltrone».

L’onorevole Di Lello ha ricordato, infine, la recente legge contro il caporalato, che punisce severamente non solo il caporale, ma anche il datore di lavoro che spesso faceva finita non saper nulla di quanto accadeva ai suoi braccianti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA