Bitetti: «Io vicepresidente alla Provincia? Valuterei». C’è un nuovo caso nel Pd

Bitetti: «Io vicepresidente alla Provincia? Valuterei». C’è un nuovo caso nel Pd
di Michele MONTEMURRO
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Mercoledì 18 Gennaio 2017, 11:15 - Ultimo aggiornamento: 20:14
«Cosa farei se Tamburrano mi proponesse la vicepresidenza della Provincia? Valuterei la proposta per il buon andamento delle cose, mi sono candidato per offrire il mio contributo con uno spirito di collaborazione, fermo restando che si tratta di un ente di secondo di livello, che non ha una giunta. E i consiglieri delegati non hanno potere di firma». 
Bitetti “apre” a Tamburrano. Il commento è del rieletto consigliere provinciale del Pd, nonché presidente del Consiglio comunale di Taranto, che risulta anche tra i possibili candidati sindaco…gradito pure al capo dell’amministrazione provinciale di Forza Italia. Una dichiarazione che rimetterebbe in discussione quanto annunciato dal segretario provinciale del Pd, Costanzo Carrieri, se Tamburrano dovesse cedere a Bitetti le deleghe che sono appartenute al non riconfermato Gianni Azzaro. Carrieri, prima e dopo il voto, ha sottolineato a più riprese che i consiglieri provinciali eletti del suo partito non avrebbero accettato le deleghe del presidente della Provincia di Forza Italia, mettendo dunque fine al clima di “larghe intese”. Con l’elezione del nuovo Consiglio provinciale, Tamburrano ha auspicato invece un «largo impegno», che parta dai 6 consiglieri del suo “listone” e prosegua con gli altri 6 consiglieri eletti nelle altre tre liste: 3 del Pd, 2 di Cor e 1 di Alternativa jonica.
 
Un «largo impegno» che di fatto è già stato avviato nella composizione della lista del presidente, “Alla Provincia per un progetto comune”, che ha eletto 3 consiglieri di Forza Italia e tre consiglieri comunali tarantini di centrosinistra che sostengono l’amministrazione Stefàno: Salvatore Brisci (eletto nell’Udc), Filippo Illiano (Realtà Italia) e Rosa Perelli (Area popolare). Un’amalgama, però, che non è piaciuta al coordinatore provinciale di CoR, il deputato martinese Gianfranco Chiarelli, che ha rinunciato in “zona Cesarini” a correre nel “listone” del presidente per formare una lista di soli “fittiani” e addirittura eleggere due consiglieri. Una scelta che Chiarelli ha definito di «coerenza», dettata dall’esigenza di costruire un’alleanza di centrodestra anche e soprattutto in funzione delle prossime, importanti consultazioni amministrative che in provincia di Taranto, in primavera, interesseranno il comune capoluogo e Martina Franca.

Intanto nei partiti è “resa dei conti” e la delusione tra alcuni candidati sta determinando scelte fino a qualche giorno fa impensabili. Nel Pd sta facendo clamore la mancata rielezione del vicepresidente uscente della Provincia Gianni Azzaro, che di recente si sarebbe allontanato dal suo mentore politico, il deputato dem Michele Pelillo, per avvicinarsi soprattutto al sindaco di Bari Antonio Decaro, “renziano” doc. Mentre Bitetti è riuscito nell’elezione da solo, il primo degli eletti, il sindaco di Statte Franco Andrioli, ha goduto del sostegno anche del consigliere regionale Donato Pentassuglia, mentre l’altro eletto Sebastiano Stano ha potuto beneficiare delle simpatie del deputato Pelillo e del consigliere regionale Mazzarano. E in 12 ore, quelle che hanno caratterizzato il voto di domenica scorsa, la geopolitica del Pd è stata ridefinita, ma non senza conseguenze che si verificheranno alle prossime amministrative.

Se in Forza Italia il consigliere Tribbia ha ribadito nuovamente l’assenza di sinergia tra i tarantini, nei CoR è forte la delusione del consigliere Cannone che si sente tradito da chi gli ha garantito una fiducia non corrisposta all’apertura delle urne: delusioni, però, che per chi fa politica dovrebbero smaltirsi solo dopo un po’ di tempo. In Alternativa jonica non sono riusciti ad eleggere un consigliere tarantino, nonostante l’asse tra i quattro esponenti dell’assise cittadina: Capriulo, Ciocia, Liviano e Venere; senza contare la candidatura di un altro consigliere tarantino, Alfredo Spalluto, che però in aula sta in un altro gruppo consiliare.
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