Lavoratori ex Tct, c’è lo spettro mobilità

Lavoratori ex Tct, c’è lo spettro mobilità
di Alessio PIGNATELLI
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Domenica 24 Luglio 2016, 09:13 - Ultimo aggiornamento: 25 Luglio, 09:33

L’incubo è il solito e ha un nome: mobilità. Anche se per quattro mesi soltanto visto che l’Agenzia governativa partirà poi ufficialmente da gennaio. La vertenza Tct sta prendendo una piega sbagliata. I 529 lavoratori, infatti, potrebbero avere cattive notizie dall’incontro di mercoledì, alle 10.30 presso la Sala Verde, a Palazzo Chigi. Ossia: nessuna copertura in più dal 12 settembre - scadenza naturale della cassa integrazione - al 31 dicembre. Emergono infatti indiscrezioni non piacevoli dell’ultima ora. Se la riunione di martedì scorso con il sottosegretario al Lavoro, Franca Biondelli, aveva lasciato sensazioni positive a parte del sindacato, gli ultimi segnali sono opposti.
«Per quanto riguarda il periodo che va da settembre a dicembre - conferma Oronzo Fiorino della segretria Filt Cgil - ho visto che per qualcuno l'accordo è stato raggiunto ma non è assolutamente così. Anzi, ad oggi, non c'è nessun segnale positivo in tal senso. Aggiungerei che non sarà certamente il riconoscimento o meno della copertura di quel periodo a mettere in discussione il ruolo certosino del governo e delle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil nella vertenza».
Insomma, la situazione è ben più complessa di quanto le dichiarazioni post summit lasciavano presagire. La cassa ha una durata fino all’11 settembre, poi c’era l’ipotesi di prolungarla per accompagnare i lavoratori fino all’inizio dell’incubatore formativo-occupazionale deciso dal governo.
 
«Per poter dare continuità all’attuale cassa senza costi aggiuntivi per la Tct sarebbe bastato che la società avesse tenuto in piedi la procedura di cassa integrazione in atto senza ricorrere ai licenziamenti e mobilità - spiega Fiorino - Attualmente per riaprire un nuovo procedimento l’azienda deve versare nelle casse dell’Inps circa 500mila euro pari al 12% previsto dalla legge. Somma che potrebbe comunque recuperare attraverso un accordo con i sindacati, mi riferisco alle famose sei mensilità per dipendente che vanno versate nelle casse dell'Inps e che con l’accordo si ridurrebbero a tre. Mi auguro che in azienda abbiano qualcuno che capisca di matematica».
Questi gli scenari, quindi.Mercoledì prossimo, 27 luglio, si dovrebbe giungere a un finale.

«Siamo stati convocati a Palazzo Chigi anche per definire in tutti i suoi aspetti la funzione dell’Agenzia che garantirà, a tutti i lavoratori per un periodo di 36 mesi a partire dal primo gennaio, la copertura economica e il rientro nelle attività produttive del porto e della sua retroportualità. Questa è una risposta eccellente che il governo ha dato ai nostri ragazzi. Sono convinto che con il continuo appoggio del governo, il porto di Taranto tornerà ad avere il giusto ruolo nella portualità mondiale».
Per ambire a quell’obiettivo, la ripartenza del Molo Polisettoriale diventa fondamentale. Non è solo il futuro di 529 operai legato alla banchina dove un tempo si movimentavano container. A rimanere in gioco, tra le due offerte pervenute, è stato il consorzio Ulisse.

«Italcave esclusa, sicuramente la commissione ha valutato tutti gli aspetti per arrivare a tale decisione - osserva il sindacalista -Il bando è stato messo in piedi sia per il rilancio del porto, sia per il rientro dei lavoratori Tct, Deltauno ed Essetieffe: per queste ragioni bisogna valutare attentamente i piani industriali a garanzia dei diversi aspetti.

Questo non vuol dire non dare futuro a un’azienda che ha garantito occupazione a circa 200 lavoratori diretti e indiretti. Pertanto sono convinto che insieme alla Autorità Portuale troveremo una soluzione che riconosca spazi e fondali necessari per le sue attività».

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