Omicidio nel negozio, esame “stub” su due sospettati. Trovata bruciata l'auto dei killer

Omicidio nel negozio, esame “stub” su due sospettati. Trovata bruciata l'auto dei killer
di Mario DILIBERTO
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Giovedì 26 Maggio 2016, 21:45 - Ultimo aggiornamento: 27 Maggio, 15:21

Due uomini sono stati interrogati dagli inquirenti e sottoposti alla prova dello stub nell'ambito delle indagini sull'omicidio del 54enne Mario Reale, detenuto in semilibertà ucciso ieri sera in un negozio di via Foscolo al rione Tamburi. Domani il pubblico ministero Giorgia Villa affiderà al medico legale Marcello Chironi l'autopsia che sarà eseguita all'inizio della prossima settimana.
 
Intanto l’auto dei killer è stata trovata poche ore dopo la spietata esecuzione di Mario Reale. Nella notte l’hanno individuata sulla circummarpiccolo i carabinieri che, insieme ai poliziotti, hanno dato vita ad una gigantesca caccia all’uomo. Nel mirino i due sicari che hanno seminato morte e terrore nel rione Tamburi. Scatenando la pioggia di piombo e fuoco sotto la quale è caduto il pregiudicato tarantino di 54 anni, obiettivo della missione di morte. 
 
Gli investigatori, subito dopo l’agguato consumato nel negozio del figlio della vittima in via Ugo Foscolo, si sono lanciati sulle tracce degli assassini, fuggiti a bordo di una ford grigia grigia. Quella vettura è stata scovata setacciando il territorio. Si tratta di una C-max, localizzata nel cuore della notte in una radura lungo la panoramica Circummarpiccolo. La macchina è stata data alle fiamme, ed è stata rinvenuta ancora fumante, poche ore dopo il raid nel rione Tamburi.
Gli esperti della scientifica l’hanno immediatamente analizzata. La vettura è stata rubata ai primi di maggio a Grottaglie. Ed è praticamente certo che si tratta dell’auto dalla quale mercoledì sera, intorno alle 20, sono scesi i due sicari armati di pistola e con il volto coperto da passamontagna. I killer hanno individuato il loro obiettivo proprio nel negozio del figlio di Reale nel quale la vittima, dopo aver lasciato il carcere grazie alla semilibertà, trascorreva buona parte della sua giornata. Gli assassini hanno cominciato a sparare già in strada. Ed hanno concluso la loro missione di morte all’interno del negozio “bolle di sapone”. Mario Reale è stato raggiunto da almeno dieci proiettili, vomitati a raffica dalle canne brunite delle due pistole. Sul pavimento e sull’asfalto i poliziotti guidati dal capo della Mobile Angela Rogges, hanno repertato sette bossili, di calibro 9X21 e 7,65. La conferma che a sparare sono state due armi diverse. Per la vittima non c’è stato nulla da fare. La tempesta di fuoco non gli ha dato scampo. È stato colpito all’addome e anche in faccia, mentre un proiettile ha raggiunto ad una gamba anche suo figlio Guido di 31 anni. Il giovane ha assistito impotente all’agguato in cui ha perso la vita il padre. Ieri è stato interrogato a lungo dagli investigatori. Ha confermato che era nel negozio insieme al padre, quando i due uomini incappucciati hanno cominciato a sparare seminando l’inferno. Reale, a quanto pare, si trovava proprio vicino all’ingresso, dopo i primi spari ha tentato di ripararsi all’interno dell’esercizio di articoli casalinghi, ma è stato raggiunto e freddato.

Una vera e propria esecuzione che ora gli inquirenti stanno tentando di decifrare. Due le piste che si stanno facendo largo. Si è certi che l’ordine di eliminare Reale è partito da qualcuno che conta nel viscido mondo dello spaccio della droga. Proprio come si ritiene sia avvenuto sei anni fa, quando Reale venne gambizzato sempre in via Ugo Foscolo da due uomini in scooter. Si sospetta che quel vecchio “rancore” nel mondo della droga, rinverdito da dissidi più recenti, possa aver fatto scattare la sentenza di morte. 

Più inquietante, per certi aspetti, la seconda ipotesi al vaglio degli investigatori.

La pista porta direttamente ai narcotrafficanti napoletani, con i quali Reale aveva rapporti di affari. Lungo quella direttrice si ritiene che l’uomo abbia concluso negli anni numerosi affari e questo lo aveva reso un referente affidabile con i campani, e un elemento da rispettare a Taranto. Su quell’asse, però, qualcosa potrebbe essersi inceppato. Al punto da scatenare la punizione esemplare, messa a segno l’altra sera ai Tamburi.

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