La vetrina del Pitti rilancia il fascino delle griffe e del brand “made in Jonio”

La vetrina del Pitti rilancia il fascino delle griffe e del brand “made in Jonio”
di Francesca CIURA
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Giovedì 22 Giugno 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 23 Giugno, 21:33
Creatività, estro, arte ed immagine insieme ad una fusione di altri elementi, funzionali a rilanciare un intero indotto industriale, hanno condotto alcune aziende del tessile nostrano ad eccellere, sorprendendo la vastissima platea di Pitti 2017. 
Un successo inaspettato e felicemente significativo per quelle imprese tarantine che, riuscendo a superare il lungo periodo di crisi in cui finì l’intero comparto (soprattutto quello martinese un tempo fiore all’occhiello nella manifattura dei capi spalla per esempio), si attestano oggi in un panorama d’eccellenza come quello del salone internazionale toscano. 
Orgogliosi del successo conseguito, gli industriali di Taranto hanno illustrato gli esiti della partecipazione all’evento fiorentino che quest’anno ha registrato un boom di presenze, soprattutto di buyers stranieri con circa 30mila visitatori complessivi e circa 20mila compratori.
Una vetrina quindi importantissima per le produzioni locali che ha spinto le aziende del territorio a dare il meglio di sé. 
«Siamo riusciti a portare Taranto al Sistema Moda Italia - afferma il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo - per ben tre volte nel corso dell’ultimo anno con una massiccia presenza delle nostre imprese al Pitti uomo, ed a farci apprezzare per la qualità delle idee e dei prodotti». 
Sono sette i brand tarantini che hanno deciso di mettersi in gioco nella grande vetrina della 92esima edizione Pitti che quest’anno ha avuto oltre 8500 compratori stranieri, primi tra tutti i tedeschi con 907 buyer, a seguire giapponesi, spagnoli, inglesi, olandesi, cinesi e francesi. 
 
Ed in questo panorama così variegato ed esteso sono riusciti ad inserirsi anche gli industriali tarantini, Angelo Nardelli, Alessandro Dell’Acqua, Berwich, Bottega Martinese, Havana & Co., John Sheep e T&T Tardia che con i loro prodotti di alta qualità manifatturiera, prestigio del design, varietà delle collezioni, oltre ad una positiva vivacità degli allestimenti e delle presentazioni, hanno ricevuto larghi apprezzamenti. 
Ma qual è stato il segreto di questo successo? A spiegarlo è il presidente del settore Moda di Confindustria, Salvatore Toma secondo il quale l’innovazione, la formazione ma soprattutto il confronto, lo scambio di informazione, insomma il gioco di squadra, hanno contribuito ad avviare un deciso cambio di passo.
«Per poter competere a livello nazionale ed internazionale - ha detto - serve consolidare innanzitutto la collaborazione tra Confindustria ed il Sistema Moda Italia, oltre a mettere in campo una forte unità di intenti, tale da poter avviare una macchina produttiva efficiente capace anche di intercettare le risorse disponibili con la nuova legge Industria 4.0. 
«I risultati conseguiti - ribadisce Cesareo - sono una spinta propulsiva per l’economia di un territorio che già di per sé, dalla sua storia, dalle tradizioni, dai prodotti della terra e del mare ha tutte le potenzialità per rilanciarsi e per poter competere, anche nel settore della moda, del fashion, del tessile, sul mercato italiano ed internazionale». Sulla crescita del settore punta moltissimo l’associazione degli industriali che è già al lavoro per mettere in campo le opportune strategie. 
Tra le tante, la proposta di istituire a livello regionale un Tavolo della Moda, oltre ad una idea innovativa di politica industriale che sia in grado di favorire i processi di internazionalizzazione e di rilancio di Consorzi e Reti di imprese.
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