Ilva, i turchi si ritirano: Erdemir non partecipa all’offerta d’acquisto

Ilva, i turchi si ritirano: Erdemir non partecipa all’offerta d’acquisto
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Venerdì 24 Giugno 2016, 06:27 - Ultimo aggiornamento: 15:48
L’interesse ci sarebbe ancora. Ma non il tempo necessario a rispondere al bando lanciato dal Governo italiano per la vendita del gruppo Ilva. La partecipazione del gruppo turco Erdemir al salvataggio dell’Ilva, fino ad oggi considerato in cordata con il gruppo italiano Arvedi, potrebbe tramontare. O per lo meno potrebbe essere rinviata ai prossimi mesi. 
I rumors dell’altro ieri, alimentati dall’audizione dei manager turchi saltata all’ultimo minuto, si sono fatti più concreti ieri. Le dichiarazioni di Giovanni Arvedi che si era detto pronto ad andare avanti anche da solo senza il partner turco lo avevano praticamente confermato nei fatti. Ieri è arrivata la conferma del passo indietro del gruppo controllato dal fondo pensioni dei militari. Il presidente Ali Pandir ha detto in un’intervista al canale televisivo BloombergHt che non verrà presentata alcuna offerta vincolante entro il termine del 30 giugno.
 
Il gruppo resta comunque ancora alla finestra, mantenendo interesse a partecipare alla procedura di vendita dei complessi aziendali dell’Ilva, ma se deciderà di entrare nella partita lo farà a novembre quando saranno passati i 120 giorni concessi agli esperti istituiti dall’ultimo decreto Ilva per pronunciarsi sulla bontà dei piani ambientali e di riconversione che i concorrenti devono presentare al momento dell’offerta. 
Le ragioni del passo indietro sarebbero, secondo le parole di Ali Pandir, nel fatto che al momento non ci sarebbero «informazioni abbastanza solide per partecipare all’offerta del 30 giugno». 

Secondo altre fonti il consiglio d’amministrazione del gruppo - riunitosi ieri - non avrebbe concesso il via libera all’operazione, sostenendo di non avere sufficienti informazioni per impegnarsi formalmente entro la scadenza del 30 giugno. L’offerta economica sarebbe infatti vincolante. La porta comunque, almeno nelle intenzioni di Erdermir, non sarebbe definitivamente chiusa. I turchi potrebbero valutare un ingresso successivo nella procedura di vendita, apportando capitale e know how alla cordata che nel frattempo si sarà costituita. Secondo Pandir infatti il gruppo sarebbe comunque interessato a entrare nella procedura, ma solo quanto ci sarà una valutazione sui piani ambientali e quindi un via libera sul progetto che Arvedi presenterà. 

Di fatto la procedura di gara consente ad Erdemir di intervenire anche in fasi successive. Le parole di Pandir di ieri, unite a quelle di Arvedi dell’altro giorno al Senato fanno delineare il quadro finora delineato con sostanzialmente due cordate in corsa: da un lato ArcelorMittal-Marcegaglia dall’altro Arvedi con Cassa Depositi e prestiti e la Delfin di Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica, disposte a supportare il progetto ritenuto migliore. L’ingresso di Erdemir con questi ultimi potrebbe avvenire nelle prossime settimane, quando il gruppo dirigente della società avrà vagliato gli aspetti tecnici e finanziari della partecipazione. Il primo gruppo, quello di ArcelorMittal in quota maggioritaria (Marcegaglia terrebbe circa il 15% di quota) propone di continuare per il momento l’attuale produzione sui sei milioni di tonnellate annue a Taranto con gli altiforni dell’Ilva, mantenendo il ciclo integrale. Per Arvedi invece agli altiforni occorrebbe aggiungere un forno elettrico e sperimentare il preridotto a patto però di sfruttare il gas. Una grande società siderurgica che gestirebbe in sinergia i siti Ilva di Taranto, Corneliano e Novi e i siti Arvedi di Cremona e Trieste. Società capace di produrre - in totale, ovviamente - 12 milioni di tonnellate di acciaio con un fatturato fra 7-8 miliardi l’anno. È il grande progetto di Giovanni Arvedi: si creerebbe una società davvero competitiva che potrebbe anche essere quotata in borsa con capitale aperto ad altri soggetti. 
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