Il ministro Galletti: «Troppo facile chiudere l’Ilva, invece deve lavorare nel rispetto ambientale»

Il ministro Galletti: «Troppo facile chiudere l’Ilva, invece deve lavorare nel rispetto ambientale»
di Alessio PIGNATELLI
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Domenica 9 Ottobre 2016, 08:41 - Ultimo aggiornamento: 13:09
«I tarantini meritano i fatti, non le polemiche sulla propria pelle. All’inizio mi sono assunto una grande responsabilità enorme: avrei potuto dire “chiudiamo l’Ilva” ma questa città merita un’industria compatibile. Il ministro dell’Ambiente non è quello che deve chiudere le aziende ma colui che le fa lavorare nel rispetto delle regole».
Gian Luca Galletti è ormai di casa nel capoluogo jonico. L’occasione di ieri era un convegno pubblico per parlare di referendum ma è stato inevitabile con il ministro toccare i diversi temi ambientali. A partire dalla difficoltà di risolvere i problemi con immediatezza: alle risorse stanziate, infatti, spesso non corrisponde una celerità nei tempi di realizzazioni. 
 
«In totale, ci sono 138 milioni di euro (28 del ministero) per il Sin di Taranto stanziati nel 2012, cui si aggiungono altri 20 milioni del ministero stanziati nel 2015. Le risorse trasferite al commissario oggi ammontano a 125 milioni di euro, di cui 107,7 impegnate. Dico però che se avessi avuto regole più chiare, oggi io potrei essere molto più avanti nel risanamento. Sapete per esempio quante conferenze dei servizi sono state svolte sul Sito di Taranto? Quaranta. Per 40 volte, e chi sa ancora per quante altre, una media che va dalle 10 alle 40 persone è riunita per prendere una decisione, perché ciascuno di queste aveva una competenza su quel sito».
Si passa poi alla madre di tutte le vertenze, l’Ilva. È recente il botta e risposta col governatore Emiliano sui dati dell’indagine epidemiologica presentata in Regione qualche giorno fa. Galletti è tornato sull’argomento: «Chiunque può capire che se misuro la mortalità a Taranto o in qualsiasi città d’Italia, quello non può essere il risultato solo degli ultimi due anni ma di un periodo molto più lungo. Quello studio per me ha molta importanza e il ministero della Sanità ha mandato i dati all’Istituto Superiore della Sanità: quando avremo la risposta, faremo le nostre valutazioni. In questi anni abbiamo iniziato un processo di ambientalizzazione che darà i risultati quando le opere saranno completate. Questi interventi sono lunghi ma se non inizi, non finisci mai. Siamo in un percorso avviato». 

Sulla decarbonizzazione, cavallo di battaglia del presidente della Regione, Galletti spiega che «tutto ciò che va nella direzione di diminuire l’inquinamento va guardato con molta attenzione; chiaramente ogni proposta deve essere compatibile con l’attività che si svolge». 
Poi un approfondimento su quali e quante sono le problematiche che attanagliano Taranto sotto il profilo ambientale: «Ho molto a cuore questa città. Per la sua storia, per quello che rappresenta, per quello che dovrà essere. Tutto il Paese deve sentirsi responsabile di quel che è capitato qui negli ultimi decenni. Abbiamo un progetto ambizioso per l’Ilva. Lo stabilimento è stato oggetto di importanti interventi di risanamento, con centinaia di milioni di euro investiti, cui se ne aggiungeranno altri. È scesa, come sappiamo, la produzione per il rispetto delle prescrizioni ambientali e oggi i monitoraggi ci dicono che siamo nella norma. L’Ilva per Taranto vuol dire lavoro: e noi oggi abbiamo il dovere di salvaguardare quel lavoro assieme alla salute dei cittadini. Per questo il processo di vendita dell’azienda mette davanti a tutto, come condizione inderogabile, il piano ambientale. Ma i problemi di Taranto non sono solo l’Ilva: ci sono le bonifiche da fare e che stiamo facendo. C’è il Sito d’interesse nazionale di Taranto, c’è il quartiere Tamburi, c’è la Cemerad, c’è il Mar Piccolo». 

Galletti cita le cinque scuole che hanno riaperto nel quartiere Tamburi con 8 milioni di euro investiti. Ricorda il progetto di riqualificazione del sito Cemerad, «un’enorme e pericolosa discarica di rifiuti radioattivi, per cui sono stati stanziati 10 milioni di euro». E infine le attività nel Mar Piccolo, «con la pulizia dei fondali e la schedatura delle specie, il censimento degli ordigni bellici e il monitoraggio degli scarichi per abbattere l’inquinamento». 
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