«Ilva: nei giorni di vento più morti per malattie cardiovascolari»

«Ilva: nei giorni di vento più morti per malattie cardiovascolari»
di Alessio PIGNATELLI
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Venerdì 24 Giugno 2016, 06:27 - Ultimo aggiornamento: 15:49
Un’associazione «statisticamente significativa» tra la mortalità per cause cardiovascolari, cardiache e respiratorie nel quartiere Tamburi di Taranto e i wind days, ossia i giorni in cui il vento spira dall’area industriale. È l’inquietante dato rilanciato congiuntamente dalla pediatra Annamaria Moschetti e dal presidente di Peacelink Alessandro Marescotti. Una statistica scritta nera su bianco e pubblica: fa parte della relazione sullo stato di avanzamento delle attività del Centro Salute Ambiente Puglia firmata dalla dottoressa Lucia Bisceglia. Si tratta dell’aggiornamento degli studi “sugli effetti a breve termine dell’inquinamento atmosferico, con riferimento ai wind days a Taranto e valutazione del contributo di tipo industriale, di background e sahariano sugli effetti sanitari a breve termine”.
 
Innanzitutto è bene ricordare che sono classificabili come wind days i giorni per i quali il valore della velocità del vento dai quadranti Nord Ovest risulta superiore alla soglia di 3m/s per un tempo almeno pari alla sua persistenza (3 ore consecutive).
La popolazione in studio è costituita dai residenti nel comune di Taranto. Sono stati utilizzati i dati del Registro Nominativo delle Cause di Morte della Regione Puglia per il periodo 2002-2008 e del Registro regionale delle Schede di Dimissione Ospedaliera della Regione Puglia del periodo 2002-2012 relativi a cause naturali, cardiovascolari, cardiache, cerebrovascolari e respiratorie. Dalle analisi è emersa «un’associazione positiva e statisticamente significativa per la mortalità per cause cardiovascolari, cardiache, e respiratoria nel quartiere Tamburi di Taranto a distanza di 2-3 giorni dal giorno in cui si è verificato l’evento wind days».

È stato utilizzato un modello statistico aggiustato per trend temporale di medio-lungo periodo: sono stati analizzati fino a sei giorni (da lag 0 al lag 5) dopo i wind days. 
In particolare, «si osserva un aumento di 25.2% a lag 2 e di 25% a lag 3 del rischio di morte per cause cardiovascolari». Gli effetti sono più elevati per la mortalità per causa cardiaca. «Nessuna associazione statisticamente significativa si osserva nella città di Taranto escluso Tamburi».

«Ci sono due tipi di effetti dell’inquinamento - ha spiegato Moschetti - quelli cronici, come i tumori per un’esposizione a lungo termine, non ci danno il polso attuale a causa della latenza. Per quanto riguarda i wind days fu la stessa Asl a produrre un documento su elementi cautelativi: confermò l’associazione tra patologie acute e picchi di emissioni, anche a basse doti e al di là del limite teorico di legge». 
Un limite, va da sé, non può essere protettivo della nostra salute. «La popolazione dei Tamburi è discriminata, è un gruppo ad alto rischio - ha proseguito la pediatra - Nessuno ci venisse a dire che possiamo stare tranquilli. La gente ha il diritto di sapere quando ci sono i wind days. Questa segnalazione genererebbe allerta ma l'ansia e l'allarme sono giustificati e sono le armi per difenderci. Dare degli allarmisti a noi mi sembra improprio: l’ansia protegge la vita perché questo posto non è sicuro». Parole forti alle quali ha fatto seguito «una richiesta di spostare le scuole da quel rione, di chiudere gli impianti, di riconvertire economia». 

Fra un mese saranno disponibili anche i dati dello studio di Francesco Forastiere che aggiorneranno la perizia consegnata nel 2012 al gip Patrizia Todisco. «La logica vorrebbe che ci sia una sorveglianza sanitaria in base a questi studi - ha attaccato Marescotti - Il sindaco che fa? La Asl che fa? Stanno per trasformare il decreto in legge. Avremo una legge che solleva da responsabilità penali e si verificherà la prosecuzione della morte di individui». Marescotti ha raccontato di aver avuto un riscontro di questa relazione dopo un incontro con Giorgio Assennato, ex direttore generale di Arpa Puglia. «Quel documento di oltre 170 pagine era online ma nell’era di internet si verificano questi paradossi. Questi studi devono essere divulgati. Basta un’esposizione di 24 ore e gli effetti sono immediati. Possiamo dire che durante i wind days il rischio di mortalità aumenta. Ci sono morti invisibili che hanno lo stesso nesso con gli inquinanti dei tumori. I malati di tumore fanno rumore perché mostrano una sofferenza protratta, gli eventi acuti no».
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