Ilva: «Se ArcelorMittal lascia altri gruppi sono pronti ad accettare le condizioni»

Ilva: «Se ArcelorMittal lascia altri gruppi sono pronti ad accettare le condizioni»
di Alessio PIGNATELLI
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Martedì 16 Gennaio 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 14:17
La cessione di Ilva è impossibile senza «il consenso popolare delle istituzioni rappresentative del popolo pugliese». È il diktat del presidente della Regione, Michele Emiliano, che è tornato sulla vertenza in attesa di un responso del governo sull’Accordo di programma proposto dagli enti locali. Una bozza definita fin troppo equilibrata e accettabile dalla controparte tanto da suscitare un vespaio di polemiche «soprattutto dall’ala estrema del Movimento Cinquestelle». E se ArcelorMittal dovesse rinunciare all’operazione, a causa dei ritardi e delle difficoltà in corso, per Emiliano c’è sempre la soluzione alternativa Jindal, ossia gli indiani a capo della cordata AcciaItalia risultata perdente.
Il governatore, stuzzicato a margine di un convegno a Bari sul nuovo Regolamento Ue sulla tutela della privacy, ha toccato diversi temi dell’affare Ilva. A partire dalla risposta del governo alla controproposta che tarda ad arrivare: «Immagino che stiano studiando - ha dichiarato - la bozza è talmente equilibrata ed è talmente accettabile che alcuni esponenti, soprattutto dell’ala estrema del Movimento Cinquestelle, l’hanno giudicata riduttiva». Tra le critiche maggiori piovute addosso a quel documento, il punto 17 che fa riferimento a indennizzi per le malattie correlate all’inquinamento prodotto dallo stabilimento. Emiliano ha spiegato che questa clausola «inevitabile» si riferisce «ai danni alla salute che sono avvenuti nel passato».
«Se l’accordo viene stipulato e accettato, è chiaro che in futuro danni alla salute non ce ne saranno - è la tesi del governatore - è impossibile il processo di cessione della fabbrica al nuovo acquirente senza il consenso popolare delle istituzioni rappresentative del popolo italiano e del popolo pugliese. Avere l’idea di ripristinare l’antica prassi per la quale la fabbrica si governa in un rapporto con il sindacato romano e con il governo romano, senza che il Comune e la Regione svolgano il loro legittimo ruolo costituzionale, non potrà mai dare una pace e un assetto definitivo a quella fabbrica. Solo stando sul territorio si può tutelare la salute dei lavoratori e dei cittadini. I lavoratori hanno perfettamente compreso che la nostra battaglia è intesa a tutelare i loro diritti essenziali».
Se Regione e Comune non saranno pienamente coinvolte, secondo il presidente della Regione il rischio è di tornare indietro nella storia al modello da ferriere. Inoltre, Emiliano ha voluto rispondere a chi lo accusa di strumentalizzare la vertenza a fini personali con uno sguardo alle elezioni elettorali: «A me interessa solo la salute dei cittadini, non ho scopi politici - si è difeso - Andrò dritto con il ricorso se non verranno accolte le nostre ragioni, e da vecchio investigatore aspetterò che il colpevole di turno faccia il suo errore. Primo o poi succede, sempre». È un passaggio di un’intervista rilasciata al “Fatto Quotidiano” in cui torna ad attaccare il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ricordandogli che «lo Stato non è il Re Sole e che i Tar permettono ai cittadini e agli enti locali di difendere i loro legittimi interessi. Vanno rispettati».
 
E sulla possibilità che il colosso ArcelorMittal, capofila della cordata Am InvestCo aggiudicatrice degli asset Ilva, si defili commenta: «A loro non conviene lasciare un affare del genere. E comunque ci potrebbero essere altri gruppi che si erano già fatti avanti, pronti ad accettare queste condizioni». Riferimento chiaro ad AcciaItalia, la cordata sconfitta, che per Emiliano aveva «argomenti solidi e questa prospettiva di sviluppo potrebbe andargli bene». Per concludere, poi, con un ennesimo appello al premier Gentiloni di prendere in mano la vertenza. Anche se, da Roma, sono stati chiarissimi: il Mise è pienamente legittimato a mediare nella trattativa e lo fa con l’assenso del presidente del Consiglio.
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