Ilva, arriva Bollorè. E parte il boicottaggio contro Cassa Depositi e Prestiti e Peacelink

Ilva, arriva Bollorè. E parte il boicottaggio contro Cassa Depositi e Prestiti e Peacelink
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Mercoledì 25 Maggio 2016, 06:57 - Ultimo aggiornamento: 15:58

Vincent Bollorè entra nella partita dell’Ilva attraverso la sua controllata Saga Italia specializzata nei trasporti internazionali e nella logistica integrata. Saga Italia ha manifestato interesse per “Ilva Servizi Marittimi Spa” una delle sette controllate del Gruppo Ilva insieme al gruppo Ionian Shipping Consortium, un consorzio di operatori del porto di Taranto. Si tratta di una manifestazione d’interesse, quella di Ionian Shipping, già inserita tra quelle accettate alcune settimane fa. Peraltro la Saga di Bollorè, assieme al consorzio, ha avanzato una proposta per ottenere la concessione del molo polisettoriale in via di assegnazione: si tratta di un investimento importante, assieme al consorzio di operatori portuali tarantini. Che potrebbe aprire a scenari importanti con una presente forte dell’imprenditore francese nello scalo jonico. 
E intanto parte una campagna di boicottaggio nei confronti della Cassa Depositi e prestiti e Peacelink sta promuovendo l’iniziativa.

La Cassa Depositi e Prestiti ha infatti inviato a febbraio la propria manifestazione di interesse per l’acquisizione dell’Ilva. Affiancherà una cordata di imprese.«Siamo di fronte ad un’operazione senza alcuna logica economica e spinta unicamente dalla volontà del governo di liberarsi del problema Ilva con una vendita, anche per difendersi dalle accuse europee di “aiuti di Stato”. «In questa irragionevole impresa di acquisizione dell’Ilva, destinata a sommare le perdite di vari soggetti economici senza alcuna prospettiva di risanamento, la Cassa Depositi e Prestiti giocherà il ruolo fondamentale di investitore di riferimento», afferma Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink.Secondo Marescotti lo Statuto della Cassa Depositi e Prestiti non consentirebbe un’operazione di questo genere «dato che il denaro gestito da Cdp proviene dai risparmiatori postali (buoni fruttiferi e libretti) e dovrebbe rispondere ai criteri sociali che escludono l'investimento in aziende decotte e in perdita, come l'Ilva». 

«L'articolo 3 dello Statuto di Cdp - continua Marescotti - prevede infatti «l’assunzione, anche indiretta, di partecipazioni in società di rilevante interesse nazionale - che risultino in una stabile situazione di equilibrio finanziario, patrimoniale ed economico e siano caratterizzate da adeguate prospettive di redditività». 
Secondo l’associazione ci sono «quindi tutte le premesse di carattere etico e legale per richiamare la Cassa Depositi e Prestiti alle sue responsabilità e per stoppare sul nascere ogni impiego dei soldi dei risparmiatori postali in operazioni non condivisibili. Molto maglio sarebbe un uso sociale della Cdp per la creazione di un fondo di riconversione per i lavoratori dell’Ilva e per l'avvio di attività economiche alternative che possano impiegarli durevolmente», si legge in una nota.
Per richiamare la Cdp alle sue responsabilità è quindi nata la campagna di boicottaggio e «di disinvestimento che ha lo scopo di dissuadere i vertici della Cassa Depositi e Prestiti dal proseguire nella strada intrapresa», così la definiscono. 

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