Taranto, il cinema racconta la città

Taranto, il cinema racconta la città
di Anita PRETI
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Sabato 5 Novembre 2016, 07:40 - Ultimo aggiornamento: 16:24
Raccontare la città, i suoi cambiamenti attraverso il cinema. Ecco un’altra lodevole iniziativa culturale firmata dall’associazione Terra e dal Bellarmino che, ieri mattina hanno presentato il progetto, “Girati a Taranto”, nel corso di una conferenza stampa ospitata dalla prestigiosa sala di corso Italia divenuta punto d’incontro privilegiato per gli spettatori che amano la qualità.
Dieci film, preceduti da dieci corti, dieci temi da affrontare ogni mese, di lunedì, da novembre ad aprile; proiezioni serali (alle 20,30); un biglietto, 4 euro; un abbonamento, 30 euro.
 
«Vogliamo mostrare una Taranto vista, nel corso degli anni, dagli occhi dei registi», spiega Antonio Santacroce, presidente dell’associazione Terra che si occupa di promozione e valorizzazione territoriale certamente in funzione di una promozione turistica ma altrettanto sicuramente per condividere con i tarantini la riscoperta delle radici.
Se la narrazione di Massimo Cimaglia sullo sbarco di Falanto a Saturo è la più recente realizzazione, “L’isola che vogliamo” è il simbolo del loro successo: «in quell’occasione l’ottanta per cento dei nostri concittadini confessava di non aver mai varcato il ponte girevole se non per la Settimana Santa», aggiunge Santacroce rimarcando la validità del “progetto Taranto” che prosegue adesso con la bella cinerassegna. Anche per questo prende forma l’intento di organizzare matinée per le scuole preferibilmente al Bellarmino, con la speranza di far convergere l’attenzione dei giovanissimi sulla storia patria usando sì il “linguaggio” delle immagini ma attraverso il più nobile dei mezzi, il cinema.
«Per far in modo che si crei un indotto, da quello culturale a quello turistico, occorre conoscere la propria storia, lo svolgimento dei giorni e quei mutamenti che filtrano anche al di là dell’impianto narrativo di un film», aggiunge Santacroce. E avverte: «Non sono tutte le pellicole girate finora a Taranto, ne abbiamo in serbo ancora una quindicina. E ci sono delle assenze volute come “Io speriamo che me la cavo”, perché è una non-Taranto quella filmata. E non sono tutti capolavori, ne siamo consapevoli, ma erano pellicole perfette per i temi in cui il direttore artistico Fabrizio Iurlano ha suddiviso la rassegna consegnandola al critico Davide Di Giorgio che ad ogni appuntamento presenterà il corto o il documentario d’apertura e ne discuterà con il pubblico introducendo il lungometraggio d’autore».
Il primo capitolo della rassegna è Taranto in guerra: “Fireworks”, Giacomo Abbruzzese; “La nave bianca”, Roberto Rossellini (28 novembre). A seguire, Il destino di Taranto: “Elide”, Carlo Barbalucca; “Fantasmi del mare”, Francesco De Robertis (12 dicembre). Taranto in musica: “Cozze”, Giuseppe Giusto; “Promesse di marinaio”, Turi Vasile (9 gennaio). La febbre di Taranto sera: “Thriller”, Giuseppe Marco Albano; “White Pop Jesus”, Luigi Petrini (23 gennaio). Taranto de…genere: “I wanna die”, Nirkiop; “La domenica del diavolo”, Raimondo Del Balzo (6 febbraio) Taranto a metà del guado: “Alle corde”, Andrea Simonetti; “Le acrobate”, Silvio Soldini (20 febbraio). La Taranto che aspetta: “SettantTa”, Pippo Mezzapesa; “Il miracolo”, Edoardo Winspeare (6 marzo).
“Fuggire e ritrovarsi a Taranto”: “Silos lontani”, Luigi Galli; “Marpiccolo”, Alessandro di Robilant (20 marzo). Taranto e la grande industria: “Polvere”, Danilo Caputo; “La zuppa del demonio”, Davide Ferrario (3 aprile). La Taranto che resiste: “La passione del miracolo”, Edoardo Winspeare; “La gente resta”, Maria Tilli (10 aprile).
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