Il gioco d’azzardo conquista i tarantini

Il gioco d’azzardo conquista i tarantini
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Mercoledì 28 Settembre 2016, 08:14 - Ultimo aggiornamento: 18:41
Il gioco d’azzardo conquista i tarantini. Al punto che sale il numero dei giocatori patologici. È quanto emerge dalla ricerca condotta con un monitoraggio complesso, incrociato con i dati della “Direzione Nazionale Antimafia” e l’Agenzia delle Dogane e Monopoli. Tarantini popolo di scommettitori al 32° posto delle province italiane dove c’è una raccolta per la spesa al gioco di circa 618 milioni di euro (al lordo delle vincite), con una spesa procapite annua di circa 1.100 euro. Mentre Taranto è al posto numero 19 nella graduatoria dell’apertura di sale “slot machine”. Il dato inquietante è che 40.000 metri quadri sono dedicati al gioco d’azzardo, su una popolazione tra Taranto e provincia di 584.000 abitanti, quindi con la presenza di una slot machine ogni 530 abitanti. Quanto a numero di esercizi sul territorio, non c’è storia, vince la provincia di Lecce: circa 2.000. Segue Bari con circa 1.600 sale, Taranto a quota 1.100, Foggia con 960 esercizi, infine i 900 locali di Brindisi.
 
Le posizioni però cambiano se si tiene conto solo delle città capoluogo: Bari balza in testa con circa 370 esercizi, seguita da Taranto con 340, Lecce con 240, Foggia con 225 e Brindisi con 165. 
A sostenerlo è il criminalista Michele Cagnazzo, tra i maggiori esperti ed analisti in ambito criminalità organizzata, con diversi riconoscimenti istituzionali alle spalle e autore di diverse pubblicazioni scientifiche sulla mafia. «L’equazione è elementare - continua Cagnazzo - più alto è il numero delle slot machine, più si gioca e più si perde. Dalla ricerca è emerso che il 51% dei tarantini ha giocato almeno una volta, sperando in una vincita in denaro. Tra giocatori “problematici” e “patologici” migliaia di tarantini sono alle prese con un vero e proprio disturbo. Il fenomeno non ha età. Riguarda tanto gli adulti quanto i più giovani. Dall’analisi - insiste lo studioso - è emerso che i maggiori scommettitori sono gli operai, a seguire impiegati, pensionati, studenti, casalinghe, liberi professionisti e disoccupati». Un quadro che da solo serve a disegnare in quale fasce il gioco faccia breccia con maggiore facilità e non di rado seminando conseguenze più che dannose.

«Quello che maggiormente preoccupa dai dati ufficiali sui giocatori patologici a Taranto - spiega il ricercatore - è che quelli presi in cura dai Sert aumentano del 50% ogni anno. Nel 2013 erano circa 80, dato che però rappresenta una sottostima del fenomeno». E sono questi, ovviamente, gli aspetti più preoccupanti emersi dal lavoro condotto dallo studioso con riferimento alla realtà di Taranto. 
«Nel 2015 - si legge nel lavoro redatto da Cagnazzo - sono circa 200 le persone che si sono rivolte ai servizi Sert, di cui il 22% donne, con un’età media che va dai 40 ai 54 anni. Un fenomeno in crescita frutto anche della crisi economica, che spinge tante persone a cercare “fortuna”. Purtroppo dietro al fenomeno conosciuto si annida un’ampia fascia di persone sommerse che giocano ma di cui nessuno sa nulla. Si perde denaro, si entra anche in un giro di prestiti forniti da usurai che mettono in pericolo tutta la famiglia del giocatore». Una deriva inquietante che spesso non viene presa nella giusta considerazione.

«Numeri alla mano - dice ancora Cagnazzo - siamo di fronte ad un contrappasso quasi dantesco: la recessione continua a svuotare i portafogli ma aumentano i soldi spesi nelle slot machine. Un mix di gioco d’azzardo e disperazione ma anche ludopatie e disagio sociale. Quello che si mette in gioco è la vita stessa, le relazioni e gli affetti, per arrivare al Sert quando tutto è già compromesso. Credo - conclude - che di fronte a questi numeri e storie drammatiche, l’Amministrazione Comunale possa fare tanto. Magari approvando in consiglio comunale un regolamento che prevede norme restrittive per arginare il fenomeno della proliferazione incontrollata».
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