«Quel raid in pizzeria per punire le vittime»

Motta e Crispino illustrano l'operazione "Città nostra"
Motta e Crispino illustrano l'operazione "Città nostra"
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Sabato 30 Luglio 2016, 09:34 - Ultimo aggiornamento: 13:42
Il raid lungo la litoranea tarantina, in cui furono feriti nel ristorante gestito da Seyed Rahim Banishoeib lo stesso cittadino di nazionalità iraniana e Gregorio Cicala, è da classificare come «lesioni aggravate» e non tentato omicidio.
È quanto ha stabilito il tribunale del Riesame di Lecce che, pur confermando l’ordinanza nei confronti di Egidio De Biaso (e di altri ricorrenti), che risponde dell’episodio specifico e di altri reati, ha stabilito come le modalità del raid siano tipiche di azioni non proclivi ad uccidere.
Per il resto, dopo la scarcerazione di Egidio Turbato, decretata dal gip di Lecce e bissata anche dal Riesame (su ricorso degli avvocati Pasquale Blasi e Salvatore Maggio), il Riesame salentino ha rimesso in libertà anche Gabriele Pignatelli, pure coinvolto nel blitz antimafia denominato “Città nostra” sulle attività illecite che sarebbero state gestite dal boss Cosimo Di Pierro.
 
Pignatelli è stato scarcerato in accoglimento del ricorso discusso dall’avvocato Luigi Danucci. Secondo l’accusa, Pignatelli avrebbe preso parte alla estorsione che sarebbe stata consumata da uomini del clan Di Pierro ai danni di un farmacista di Taranto.
Secondo il tribunale, però, mancherebbero gli elementi idonei per indicare sicuramente nel Pignatelli il “Gabriele” di cui si parla in alcune intercettazioni.
Secondo i giudici del Riesame, infatti, il nome “Gabriele” ricorre in un paio di dialoghi intercettati. Tuttavia, non sussiste alcuna registrazione video che ritrae l’indagato insieme con i soggetti che avrebbero poi messo a segno l’estorsione incriminata.

La valenza dell’ordinanza del tribunale del Riesame di Lecce, in ogni caso, è legata a due circostanze: la prima riguarda la sussistenza di quei gravi indizi di colpevolezza circa l’esistenza, nel capoluogo tarantino, di gestioni illecite da parte dei gruppi che facevano capo a Cosimo Di Pierro e a Nicola Pascali.
A tal proposito, il tribunale ha infatti confermato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dello stesso Nicola Pascali, di Cristian Galiano e di Egidio De Biaso.
La seconda, appunto, mette ancora in evidenza lo spaccato in cui maturò il duplice ferimento avvenuto nell’aprile scorso. Anche il Riesame, che ha valorizzato il tenore delle intercettazioni ambientali, conferma che si trattò di “una finta rapina”, pur consumata.

In realtà, secondo quanto chiarito dai dialoghi che erano in precedenza finiti all’esame della Squadra mobile di Taranto, che avrebbe poi dato vita alla maxi-operazione “Città nostra”, l’obiettivo dei finti rapinatori era quello di dare una lezione al cittadino di nazionalità iraniana e a Gregorio Cicala. E ciò per differenti motivi.
Il mandante dell’episodio sarebbe stato appunto Nicola Pascali che voleva punire i due uomini, “responsabili” dal suo punto di vista di sgarbi ai suoi danni.
 
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