Processo per il “caro estinto”: sconti e prescrizioni: Risarcita l'Asl

Processo per il “caro estinto”: sconti e prescrizioni: Risarcita l'Asl
3 Minuti di Lettura
Venerdì 17 Febbraio 2017, 07:27 - Ultimo aggiornamento: 18:04
Sconti in appello nel processo per il caro estinto legato alle contrapposizioni fra ditte di pompe funebri nel versante occidentale della provincia. È questa la decisione adottata dalla Corte d’appello di Taranto che ha confermato la condanna degli imputati al risarcimento in solido in favore dell’Asl di Taranto.
In primo grado, come si ricorderà, il tribunale aveva disposto il pagamento di una provvisionale di cinquemila euro immediatamente esecutiva di cui dovevano rispondere undici dei quattordici soggetti condannati dopo il processo celebrato dal tribunale.
Il risarcimento dei danni, che era stato richiesto dall’avvocato Emidio Attavilla per conto dell’Azienda sanitaria locale, era destinato ad essere quantificato attraverso un separato giudizio.
 
Il legale dell’Azienda sanitaria aveva fatto prevalere il principio secondo cui portantini e operatori delle strutture ospedaliere e del 118 che avrebbero agito in combutta con le aziende di pompe funebri, così violando i doveri di riservatezza, avrebbero danneggiato la stessa azienda per la quale lavoravano. Per questo motivo, alla stessa era stato riconosciuto il diritto ad ottenere un risarcimento.
L’accusa aveva evidenziato come gli episodi ricostruiti dai carabinieri, e legati ad attività illecite che avevano solleticato gli appetiti dei piccoli imprenditori, interessati ai decessi in gran parte avvenuti nell’ospedale di Mottola, avessero trovato conferma dalla «lettura» e dall’ascolto delle numerose intercettazioni che avevano corredato il lavoro dei militari.

Nel processo di secondo grado, giunto a distanza di oltre quattro anni dalla sentenza di primo grado, la Corte ha preso atto che per molti dei reati per i quali c’era stata la condanna nel giudizio originario è intervenuta la prescrizione.
Alla luce di questa realtà, la Corte ha eliminato l’aumento di pena inflitto a carico di Pietro Cisternino, evidenziando come nel suo caso residui la pena di tre anni e dieci mesi di reclusione.
Alla luce della prescrizione di alcuni reati, relativamente alle posizioni di Carmelo Aloisio e Francesco Balestra, la pena residua a loro carico è stata di 19 mesi di reclusione ciascuno.
Cisternino, Aloisio e Balestra sono stati condannati alla rifusione delle spese in favore di una società - la “Tulipano servizi” - che si era costituita parte civile.

In ordine alle posizioni di Giovanni Pontassuglia e di Giuseppe Loperfido, che per alcuni reati hanno beneficiato della prescrizione, sono state rideterminate le pene. Così, per effetto di questa nuova situazione, sono stati inflitti quattordici mesi di reclusione a Loperfido e sei mesi a carico del secondo.
In riferimento alle altre posizioni degli imputati, che pure hanno beneficiato del “non doversi procedere per intervenuta prescrizione”, la Corte ha condannato Salvatore Lacatena, Tommaso Liuzzi, Silvio Turbato e Salvatore Ivone alla pena di un anno e sei mesi ciascuno. Lacatena e Turbato hanno beneficiato della pena sospesa e della non menzione; Liuzzi e Ivone della pena sospesa.
Angelo Fischetti, invece, è stato condannato alla pena di due anni e quattro mesi, con revoca dei benefici della pena sospesa e della non menzione.
Lacatena, Liuzzi, Turbato, Ivone e Fischetti sono stati condannati al risarcimento in favore dell’ASl da liquidarsi in separato giudizio; tutti, ad eccezione di Fischetti, anche al pagamento di una provvisionale di 5mila euro ciascuno in favore dell’Asl.
Sin qui la sentenza del secondo grado, la cui motivazione sarà depositata nel termine di novanta giorni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA