Cibo fantasma sulla nave: 4 imputati

Cibo fantasma sulla nave: 4 imputati
di Lino CAMPICELLI
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Venerdì 22 Settembre 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 10:56

Una fornitura di carne destinata alla mensa di nave Cavour. Ma anche l’acquisto di sacchetti della spazzatura e prodotti per le pulizie avvenuto solo sulla carta. Tutto, però, regolarmente pagato. Con tanto di “regalo” in contanti agli ufficiali che avrebbero autorizzato le operazioni.
E sono quattro, complessivamente, gli imputati dei quali il procuratore aggiunto della Repubblica dottor Maurizio Carbone ha richiesto il processo, dopo aver definito l’inchiesta sui due episodi su cui si erano accesi i riflettori della procura.
Riflettori, come è noto, che erano stati più ampi e ravvicinati sugli intrecci affaristici intessuti da taluni ufficiali della Marina, alcuni dei quali coinvolti nel procedimento denominato “Tangenti e stellette”.
Nel mirino della magistratura inquirente, in questo caso, erano finite due forniture destinate alla nave ammiraglia della Marina Militare nel 2014: l’unità Cavour.
Il caso più eclatante all’esame degli investigatori era legato a una provvista di quasi novemila chili di carne. Una fornitura mai giunta nelle celle frigorifere della nave, ma pagata quasi 35mila euro all’imprenditore Vitantonio Bruno e ad un altro.
Secondo quanto emerso, quella commessa avrebbe fatto da paravento ad una truffa. Contestata a Vitantonio Bruno, al capitano di fregata Alessandro Dore, all’epoca capo del servizio amministrativo del Cavour, e all’addetto di mensa Pietro Ciancia.
Secondo l’accusa, la fornitura di carne non sarebbe mai arrivata a bordo, ma stranamente Dore ne avrebbe autorizzato il pagamento. In cambio avrebbe ottenuto 15mila euro. Un “cadeau” che avrebbe ottenuto da Vitantonio Bruno, con il quale sarà chiamato a difendersi anche dalla contestazione di concorso in corruzione.
Identica la ricostruzione fatta dagli inquirenti per una fornitura del valore di 546 euro relativa a prodotti per la pulizia a bordo, affidata ad un’altra ditta di Vitantonio Bruno. Sacchetti e detersivi mai consegnati al magazziniere dell’unità della Marina Militare. Questa volta il pagamento sarebbe stato autorizzato dal capitano di fregata Nicola Gagliardi. Nell’imputazione si legge che l’ufficiale avrebbe fatto da sponda al raggiro in cambio di 250 euro.
Per l’episodio, l’imputato dovrà difendersi dalla contestazione di corruzione oltre a quella di truffa, in concorso con l’appaltatore della Marina, allorchè sarà fissata la preliminare.

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