L’ultimo desiderio del boss: «Uccidere prima della galera»

L’ultimo desiderio del boss: «Uccidere prima della galera»
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Venerdì 24 Giugno 2016, 06:28 - Ultimo aggiornamento: 15:49
L’ultimo desiderio del boss Di Pierro era quello di ammazzare qualcuno, prima di tornare in galera. E proprio quella sua terribile promessa, catturata dalle intercettazioni, è tra gli argomenti utilizzati dal gip Patrizia Todisco per convalidare i fermi scattati all’alba di martedì. Una pioggia di manette con la quale i pm dell’anitimafia hanno sgominato il clan del capocosca, insieme a quelli che avrebbero fatto riferimento al suo rivale Gaetano Diodato e a Nicola Pascali.
Il giudice Todisco nelle 29 pagine della sua ordinanza riassume gli elementi raccolti contro gli indagati inquadrati dalle indagini della Squadra Mobile. E non esista a definire «granitico l’impianto indiziario» contro gli inquisiti. Poi si sofferma sulla pericolosità del capoclan richiamando proprio le sue parole, registrate lo scorso 2 maggio dalla “cimice” che gli inquirenti erano riusciti a piazzare nella sua abitazione.
 
Il boss parla con i suoi uomini. Si commenta con preoccupazione la possibilità di un imminente blitz delle forze dell’ordine. Gli inquisiti fanno riferimento ad un’operazione con «40 persone» indagate nella quale sarebbero coinvolti tutti loro. Così uno dei fidi del capoclan parla di nascondere la sua pistola per evitare che venga trovata nel corso delle probabili perquisizioni. Ed è a questo punto che interviene il boss che parla della sua intenzione. «Mi devo togliere l’ultimo desiderio» esclama durante la conversazione captata dalla “cimice». «Qualcheduno - aggiunge nello stralcio della intercettazione riportato dal gip Todisco nella sua ordinanza - deve chiudere gli occhi per sempre. Io lo voglio sapere perché me ne devo andare in galera contento...». Parole che sottolineano la pericolosità sua, spiega il gip, ma anche quella dei suoi complici.

Così come peso nella convalida dei fermi hanno avuto i propositi di fuga emersi sempre dalle illuminanti intercettazioni. «Di Pierro - scrive il giudice - conversando con i suoi sodali - in più occasioni ha manifestato l’intenzione di sottrarsi alla detenzione domiciliare e di fuggire, nascondendosi in un appartamento conosciuto solo a pochissimi fidati complici». Per questo, aggiunge il giudice «Di Pierro aveva dato incarico ai suoi uomini più fedeli di reperire un alloggio idoneo ed arredarlo con l’essenziale, per renderlo pronto in caso di emergenza». Argomenti con i quali il giudice Todisco ha motivato la sua decisione di convalidare i 32 fermi, su 33 eseguiti, approdati alla sua attenzione. Mentre con un’altra ordinanza si esprimerà sulla richiesta di misura cautelare da applicare richiesta dal procuratore della Dda Cataldo Motta e dai sostituti Alessio Coccioli e Lanfranco Marazia.
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