Insulti e botte in piazza: vittima il presidente dell’Arcigay

Insulti e botte in piazza: vittima il presidente dell’Arcigay
di Mario DILIBERTO
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Lunedì 16 Gennaio 2017, 07:05 - Ultimo aggiornamento: 13:42
Insulti e botte. Una scena già vista. Così come è già vista la vittima. Questa volta Luigi Pignatelli, trentenne presidente dell’Arcigay di Taranto, è finito nelle grinfie di una gang di bulli giovanissimi. Probabilmente minorenni. 
Un gruppaccio di malintenzionati che ha deciso di dare una svolta al proprio sabato sera e movimentare l’impegno celebrare abitualmente riversato nel fare le “vasche” di via D’Aquino. Così, per compiere quello che a loro doveva apparire come un “salto di qualità”, hanno preso di mira il giovane attivista che invece, il sabato sera lo stava dedicando al suo impegno. 
In piazza Maria Immacolata era con il banchetto dell’Arcigay nell’ambito de “Il Villaggio delle Differenze”, la manifestazione che ogni fine settimana va in scena nell’isola pedonale del Borgo, dalle 10.30 alle 13 e dalle ore 18 alle ore 22. Un’iniziativa per sensibilizzare contro l’omofobia, ma anche contro ogni forma di violenza ispirata dalla diversità. 
 
Nobile fine che, invece, nei bulli che scorazzano impunemente anche nel cuore di Taranto ha innescato il desiderio di rompere le scatole. Eccoli quindi che, forti del numero, si sono presentati dinanzi al banchetto proprio in piazza Maria Immacolata. A raccontare l’episodio ha provveduto lo stesso Pignatelli con un lungo post sulla sua pagina facebook.
In pratica dopo la lettura teatralizzata di favole sulla diversità per grandi e piccini, il commando di “antipatiche canaglie” ha cominciato ad insultare Pignatelli. Con parole e frasi irripetibili ma facilmente intuibili. Troppo comodo, infatti, trovare parole per tentare di ferire chi è omosessuale. Dopo le offese, quindi, è scattato l’assalto. I malintenzionati hanno rastrellato tutto quello che era sul banchetto dell’Arcigay. E hanno tentato di rubare le penne artistiche realizzate dal padre del giovane artista. 

Pignatelli si è difeso ed alla fine è riuscito anche ad allontanarli. Sembrava finita lì. E invece no. Perché i coraggiosi sono tornati all’attacco un’oretta dopo, ancor più numerosi. Sempre davanti a quel banchetto che il presidente dell’Arcigay non intendeva smobilitare. È subito ripartita la sequenza di insulti. Alcuni ragazzini hanno preso a calci la postazione, mentre contro il giovane sono stati lanciati alcuni pezzi di legno. Un’aggressione celebrata sotto gli occhi di tante persone. Nessuno, però, è intervenuto. Anzi, stando alla versione fornita dal giovane i presenti avrebbero anche parteggiato per la gang, sottolineando l’impresa con frasi zeppe di ignoranza e violenza. Il tutto in quello che sarebbe persino il salotto buono della città.
Una vergogna assoluta e ingiustificabile. Quasi come l’ignavia di chi ha visto e non ha sentito neanche il dovere civile di estrarre il cellulare dalla tasca e chiamare le forze dell’ordine. 

L’intervento della Polizia, infatti, come ha specificato lo stesso Pignatelli, è stato chiesto proprio da lui e solo dopo essere riuscito a recuperare il telefonino, sequestrato da uno dei bulli. 
Una scena bruttissima scandita da sberleffi, ceffoni e calci, interrotta solo dall’arrivo della Volante. La vicenda sconcertante ieri mattina è stata denunciata formalmente in Questura da Pignatelli. Mentre nel cuore della notte aveva provveduto a rassicurare sulle sue condizioni di salute sempre sulla sua pagina facebook. 

«Scrivo questo post - ha scritto - per tranquillizzarvi sul mio stato di salute. Non ho escoriazioni né lividi, nonostante i calci e gli schiaffi che mi sono stati inferti nel lungo lasso di tempo in cui ho atteso le forze dell’ordine, davanti a decine di adulti sistemati a semicerchio dinanzi al banchetto (più volte preso a calci da individui di ogni età), spettatori divertiti di una novella lotta tra gladiatori. Il tifo era per i ragazzini (che continuavano a spintonarmi, schernirmi e canzonarmi). Tre uomini e una donna over 50 mi hanno minacciato di morte, rivolgendomi ingiurie e simulando un coltello alla gola. L’umiliazione è stata enorme». Un post dopo il quale ha voluto ribadire che per lui Taranto non è una città “omofoba”. Parole che hanno raccolto numerosissimi messaggi di solidarietà sulla rete.
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