Svaligiato il teatro ai Tamburi: del “Tatà" restano solo i muri

L'ingresso del Tatà vandalizzato e svaligiato
L'ingresso del Tatà vandalizzato e svaligiato
di Claudio FRASCELLA
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Giovedì 29 Settembre 2016, 09:01 - Ultimo aggiornamento: 1 Ottobre, 21:03

Teatro Tatà in via Deledda, quartiere Tamburi, il colpo va a segno in due atti. Nell’uno-due ai danni della cooperativa Crest, cominciato con il furto di un cavo di alimentazione, i ladri, a seguire, portano via quanto “non sia muratura”. Quanto sopravvissuto alla prima incursione, poi a un’altra e un’altra ancora. Via anche un computer, attrezzeria e, ancora, cavi elettrici.
Hanno agito indisturbati, spiega in un comunicato Clara Cottino, presidente della cooperativa Crest. Ignoti, prosegue, hanno smontato e portato via tutto dai locali abbandonati dall’Università degli studi di Bari, immobile di proprietà della Provincia di Taranto con sede in via Grazia Deledda. Nella struttura che dal gennaio 2009 ospita il TaTÀ, i ladri sono penetrati nei locali strettamente collegati al teatro, tranciando i cavi elettrici che alimentano l’impianto elettrico, rubando attrezzatura di proprietà della cooperativa. Furti che sistematicamente ripetuti ogni notte, senza soluzione di continuità.
Tecniche identiche, dunque. Ladri seriali. Due anni fa, i cavi di alimentazione per settanta metri complessivi. Struttura in ginocchio, priva di luce e corsa ai ripari per rimettere in sicurezza l’attività quotidiana che diversamente avrebbe segnato il passo.

 
  Questa volta, non solo furti, ma atti vandalici a ripetizione. Alla vigilia dell’avvio della stagione teatrale 2016-17. Danni ai muri, alle centraline, porte e finestre. Metri e metri di cavi portati via. Problemi agli impianti elettrici. In più, via l’attrezzeria, dal trapano alla sega, strumenti essenziali per montare e smontare scene, anima di un qualsiasi teatro. E, tanto per gradire, via anche un pc. Si dovrà ricomprare tutto per riattivare le attività nel teatro.
E’ un’altra fotografia di una Taranto che si vuole poco bene e si rispetta ancora meno. Una eccellenza della nostra cultura, avvitata in un quartiere alle porte dell’industria, si risveglia periferia della periferia. Si scopre più vulnerabile. Dopo l’ultimo furto, il Crest che dal 2009 gestisce il Tatà, lancia un appello al prefetto di Taranto. La cooperativa chiede maggiore attenzione. Se non fosse possibile un presidio, quantomeno una costante presenza delle forze dell’ordine in zona. Dare maggiore sicurezza ai residenti e salvaguardare un bene concreto, un progetto che parte da lontano e non certo da sette anni a questa parte.
Attivo da decenni, il Crest, fiore all’occhiello della nostra città, con produzioni teatrali importanti, portate in giro per l’Italia e premiate in ambito nazionale, condivide la scelta del quartiere. Diventa uno dei fiori all’occhiello dei Tamburi. C’è anche una facoltà universitaria, che paga per tutti. La sede andrebbe anche bene, se ci fossero collegamenti costanti. La sera, in una zona non sempre esempio di l’illuminazione urbana, in particolare le studentesse hanno paura ad attendere il bus a fine lezione. Successivamente facoltà e sede vengono cancellate. Resta l’immobile, già saccheggiato, anche quando era aperto. Oggi è utile ai ladri che fanno “shopping” al Tatà. Scavalcano il recinto “universitario”, salgono sul terrazzo e penetrano nei locali del teatro. Portano via qualsiasi cosa abbia valore di mercato e si possa asportare senza problemi.
I ladri ricaveranno qualche centinaio di euro, non di più. Hanno però messo in ginocchio una struttura e le certezze di quanti da anni sono attivi nel quartiere. Oggi, questi, si sentono più soli e vulnerabili. Negli strumenti di lavoro quanto nella serenità. Ma nonostante tutto, consola che la cooperativa non getti la spugna, non rinunci “a quel lavoro che ha sempre avuto un significato di forte impegno sociale per la compagnia”.
 

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