Spariti 250mila euro di un parroco
condannata promotrice finanziaria

Spariti 250mila euro di un parroco condannata promotrice finanziaria
di Lino CAMPICELLI
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Sabato 3 Giugno 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 13:54
La parrocchiana era conosciuta. Lo era sin da quando era bambina e frequentava la chiesa. Per questo il religioso si fidava. E si era fidato a tal punto che quando quasi dieci anni fa l’aveva rivista, cresciuta, diventata donna e promotrice finanziaria, il prete non aveva avuto dubbi: le aveva affidato, per investirli, quasi 250mila euro. Parte del denaro costituiva i suoi risparmi e quelli di famiglia; un’altra fetta, per circa 150mila euro, erano i soldi della solidarietà dei cittadini alla sua chiesa.
Il suo sogno era quello di realizzare un oratorio: per questo aveva ceduto al fascino del “guadagno”.
In realtà, al prete è stata riservata una vera e propria stangata. Il denaro è sparito e, a detta della sua ex parrocchiana che a processo ha tentato di allontanare da se stessa ogni responsabilità, è finito nelle mani di sconosciuti che si sono volatilizzati.
Risultato: la donna, una 44enne, è stata condannata dal tribunale di Milano a due anni di reclusione e alla multa di 900 euro. In più, l’imputata dovrà risarcire al parroco la somma di sessantacinquemila euro, oltre agli interessi maturati dalla sentenza - emessa il 10 maggio scorso - sino al momento in cui salderà la sua pendenza.
Per l’ex parrocchiana è anche scattata la prescrizione dei reati commessi antecedentemente al 2010. Anche per questo motivo, infatti, il risarcimento al religioso è stato di importo inferiore rispetto al danno economico da lui subito.
Sin qui, in rapida sintesi, la vicenda che si è tradotta nella sentenza emessa dal tribunale monocratico di Milano (giudice dottoressa Cristina Dani).
Il caso ha coinvolto il parroco di un Comune del versante orientale della provincia jonica. Un parroco molto noto ed amato nella sua comunità, tanto da intercettare lasciti, offerte e contributi dei cittadini abbastanza considerevoli.
A “perderlo”, però, è stato da un lato il suo desiderio di costruire un oratorio per i suoi parrocchiani e, dall’altro, la fiducia nutrita verso una donna che aveva visto crescere anno dopo anno.
L’incontro “galeotto”, come evidenziato nella denuncia presentata alla procura della Repubblica di Taranto - e finita per competenza all’esame della magistratura lombarda - era avvenuto nel 2008, allorchè la donna aveva riferito al religioso di lavorare a Milano, dopo la laurea alla Bocconi, per una società finanziaria rinomata.
Da quel momento, il dialogo fra il religioso e la professionista era ripreso e si era infittito, tanto che il parroco jonico aveva destinato agli investimenti, fra assegni non trasferibili e denaro contante, appunto quasi 250mila euro.
A distanza di tre anni dal versamento delle prime, forti somme di denaro, il religioso aveva cominciato a chiedere conto alla “promotrice” del destino di quei soldi. La donna aveva cominciato ad essere molto evasiva sino a quando, incalzata dall’investitore, non aveva confessato ogni cosa: i soldi erano spariti e lei stessa era stata truffata.
L’imputata, che a giudizio davanti al tribunale di Milano era rappresentata dall’avvocato Rosario Orlando, era stata allora denunciata dal prete.
A dibattimento la sua storia non è stata particolarmente cristallina. Ha raccontato di aver lavorato per una società-satellite di un gruppo finanziario insieme con altre persone: non è stata però in grado di indicare nominativi, nè indirizzi, nè tanto meno elementi capaci di risalire agli uffici da cui avrebbe gestito le pratiche.
Il giudice di Milano l’ha bollata come una “truffatrice”, che si sarebbe nascosta dietro una versione «del tutto priva di riscontro».
Per il giudice, con quei soldi la donna avrebbe «pagato debiti personali, calmato altri investitori e mantenuto il suo tenore di vita».
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