​Imprenditore ucciso, scatta un fermo

Imprenditore ucciso, scatta un fermo
di Mario DILIBERTO
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Martedì 23 Maggio 2017, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 19:35
  La svolta è giunta al termine di una giornata convulsa. Chiusa con il fermo del presunto assassino di Ciro Piccione, il trentenne imprenditore agricolo di San Giorgio Jonico assassinato lo scorso 12 maggio nel suo deposito delgli attrezzi. Un delitto per il quale è stato incriminato Salvatore Mele, operatore ecologico lizzanese di 29 anni. 
Quel giorno i due si sarebbero dati appuntamento per un chiarimento. Ma le parole hanno lasciato ben presto il campo ai colpi di pistola. 
Due proiettili che hanno ucciso il povero Ciro Piccione, chiudendo nel sangue un dissapore di natura personale. Perchè il giovane finito in carcere ieri avrebbe chiesto conto alla vittima dei suoi rapporti con la mamma della sua fidanzata. Un’amicizia che non riusciva a tollerare anche per i commenti che suscitava in paese. Di qui il faccia a faccia nel deposito degli attrezzi di via Brunelleschi, culminato nell’omicidio. 
Il provvedimento di fermo è stato firmato dal sostituto procuratore Maurizio Carbone che gli ha contestato l’accusa di omicidio volontario. Edè arrivato a conclusione di una attività investigativa che ha imboccato la pista giusta già nelle ore immediatamente successive all’omicidio. A fare da apripista gli elementi raccolti scavando nella vita della vittima e dell’indiziato. Con riscontri che sono arrivati dalle testimonianze raccolte ed anche dall’esame dei tabulati telefonici.
 
Il puzzle è stato ricomposto con grande pazienza dagli inquirenti guidati dal colonnello Giovanni Tamborrino.
Gli inquirenti, infatti, hanno raccolto prove eloquenti dei contatti tra i due rastrellando sms e messaggi di whatsapp. Inoltre dall’esame delle celle telefoniche e delle immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza nella zona del luogo del delitto, si è riuscirti a collocare Mele nella zona del deposito della vittima, proprio all’ora del delitto. Così si è giunti al picco che si è registrato nella giornata di ieri. Con l’indagato che è stato interrogato a lungo dal magistrato inquirente alla presenza dei suoi difensori, gli avvocati Franz Pesare e Pasquale Corigliano.
Durante il confronto il giovane ha ammesso le sue responsabilità. Spiegando anche la motivazione del chiarimenti richiesto alla vittima. Lui sarebbe intervenuto per stoppare quel rapporto di amicizia tra la futura suocera, separata dal marito, e quell’uomo sposato. Una amicizia sulla quale il paese malignava in continuazione. Agli inquirenti ha raccontato che la discussione sarebbe degenerata. E a suo dire, sarebbe stato Ciro Piccione ad estarre l’arma. A quel punto lui avrebbe cercato di strappargli la pistola e sarebbero partiti i colpi, uno dei quali mortale. Poi sarebbe fuggito e si sarebbe sbarazzato dell’arma lanciandola in mare. Una versione che deve fare i conti con gli esiti degli accertamenti condotti dalla scientifica in quel deposito teatro dell’omicidio. Di certo ieri per lui si sono spalancate le porte del carcere. Dove è entrato con l’accusa di omicidio volontario.
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