Riparte l'udienza "Ambiente svenduto": 47 imputati

Riparte l'udienza "Ambiente svenduto": 47 imputati
di Lino CAMPICELLI
3 Minuti di Lettura
Venerdì 5 Febbraio 2016, 09:27

Ottocentonovantanove parti civili e duecentottantasei parti offese: l’udienza preliminare sul caso-Ilva riparte oggi dalla raffica di notifiche che dovrebbero essere tutte andate a buon fine. E riparte la nuova definizione del procedimento “Ambiente svenduto” aperto sulle produzioni inquinanti dell’Ilva e sugli intrecci affaristici degli ex proprietari dell’industria siderurgica oramai sotto il controllo dei commissari governativi.
Proprio nei giorni scorsi è stata ultimata la notifica del canonico avviso della fissazione dell’udienza ripropone il caso-Ilva all’esame del gup Anna de Simone. Il giudice dell’udienza preliminare, infatti, dovrà occuparsi della posizione di quarantaquattro persone fisiche e di tre società. Si tratta, in quest’ultimo caso, di Ilva Spa, di Riva Fire e di Riva Forni Elettrici.

Nel procedimento, per la cronaca, risponde come responsabile civile la Regione Puglia (in persona della professoressa Angela Barbanente, legale rappresentante pro tempore), difesa dall’avvocato Alessandro Amato. Nel dettaglio, le parti civili sono rappresentate a gruppi da una lunga serie di legali che hanno già ottenuto la legittimazione a costituirsi nel corso della precedente preliminare celebrata dalla dottoressa Vilma Gilli. Quanto alle parti offese, si tratta in gran parte dei proprietari delle unità abitative dei Tamburi, che hanno ricevuto nocumento dalle produzioni inquinanti dell’industria siderurgica e che sono state deprezzate nel valore proprio per i danni subiti dall’inquinamento. Ma ci sono anche le società di mutuo soccorso che accorpano numerose cappelle cimiteriali, i titolari di allevamento ovino-caprini che sono stati fortemente danneggiati dall’Ilva.

In questo caso sono ben dodici le aziende, capeggiate dai fratelli Fornaro, titolari della masseria “Carmine”, che subirono l’abbattimento di centinaia di capi di bestiame, costituiti attraverso l’avvocato Sergio Torsella. Fra le parti danneggiate anche la cooperativa “Pescatori Due Mari”, in qualità di titolare di impianti di mitili. Come parti offese figurano sette familiari di due vittime di infortuni sul lavoro, e due operai rimasti feriti in altrettanti incidenti. Sono invece cinque gli Enti e due le persone fisiche che nel procedimento “Ambiente svenduto” compaiono come parti offese: il Comune e la Provincia di Taranto, la Regione Puglia, il ministero della Salute, il ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare da un lato, Luigi Romandini e Ignazio Morrone (dirigenti della Provincia) dall’altro.

Come è noto, oggi si riparte dalla fase della discussione per la definizione del procedimento “Ambiente svenduto”: non sarà necessario, infatti, compiere tutti gli atti canonici previsti nell’avvio della prima udienza.
L’ufficialità era giunta dal provvedimento con cui il presidente del Tribunale di Taranto aveva fissato i paletti per stabilire se, e in quale parte, gli atti precedentemente compiuti dal giudice che si era astenuto (la dottoressa Vilma Gilli, ndr) confermavano la loro efficacia per la nuova valutazione di altro gup. In sostanza, il presidente Lucafò aveva fatto leva sul comma 2 dell’articolo 42 del codice di rito per stabilire se gli atti già compiuti avessero o meno ancora efficacia. Ed aveva stabilito che hanno efficacia tutti quegli atti già compiuti che non abbiano avuto riflessi nell’incompatibilità rilevata (e dichiarata) del giudice precedente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA