Gas nocivo invece che ossigeno: 11 condanne per la morte di otto pazienti

L'Utic di Castellaneta
L'Utic di Castellaneta
di Lino CAMPICELLI
3 Minuti di Lettura
Sabato 24 Settembre 2016, 12:19 - Ultimo aggiornamento: 16:18
Pagano i tecnici, assolti i medici coinvolti. Dopo quattro giorni di camera di consiglio, i giudici del tribunale hanno definito il primo grado su uno dei casi più gravi avvenuti nell’area jonica: il decesso di otto pazienti (fra l’aprile e il maggio 2007) in un ospedale inaugurato pochi mesi prima. Un decesso plurimo causato da uno scambio nei raccordi dei gas medicali che aveva tramutato in gas-killer quello che sarebbe dovuto essere ossigeno.
Undici condanne, quindici assoluzioni, con sentenza di prescrizione che aveva già mandato in archivio quattro posizioni, e non doversi procedere nei confronti di alcuni imputati condannati che hanno beneficiato della prescrizione di alcuni reati minori.

Questa, in sintesi estrema, la decisione adottata dal tribunale (collegio presieduto dal giudice Alessandro de Tomasi, a latere i giudici Paola Rosalia Incalza e Benedetto Ruberto) che ha operato un distinguo, appunto, fra le posizioni del comparto tecnico e quelle del settore meramente sanitario, dopo le discussioni del pm Lucia Isceri e del collegio di difesa.
Della serie, quanto drammaticamente avvenuto nell’Utic di Castellaneta non poteva essere responsabilità dei medici, del tutto incompetenti rispetto alla collocazione, alla gestione, alla taratura e al collaudo delle apparecchiature che avrebbero avuto sfogo finale nelle testate dei letti dei pazienti.
Si spiegano anche così le assoluzioni dell'ex direttore sanitario dell'ospedale di Castellaneta, Cosimo Turi; del primario del reparto di cardiologia dell'ospedale di Castellaneta, Antonio Scarcia; degli anestesisti Argentina Saracco, Michele Ferrante, Corrado Pisanello e Martino Saltori; dei cardiologi Paola Cicerone, Giambattista Semeraro e Roberto Semeraro.

Sentenza di assoluzione anche per il direttore operativo addetto alla consegna dei lavori, Danilo Salinas; il referente della Sapio Industrie, Alessandro Manigrasso (difeso dagli avvocati Franco Castronovo e Anna Giove); per il procuratore speciale dell'azienda Givas, Pietro Muscogiuri; per il rappresentante d'area della Siram, Luigi Giannini; per il capo settore della Siram per Taranto e provincia, Vincenzo Chianella; e per un tecnico dipendente della Betafin, Vincenzo Pergola.

Sono stati invece condannati a sei anni di reclusione l'amministratore di Ossitalia, Domenico Matera; a quattro anni e sei mesi ciascuno gli ingegneri progettisti dell'ospedale e direttori dei lavori Michelangelo Lentini e Vito Miccoli, e il direttore dell'area gestionale e tecnica dell'Asl, nonchè responsabile unico del procedimento, Giacomo Sebastio.
Sono stati condannati a tre anni ciascuno i tre esponenti della Commissione di collaudo: Primo Stasi, Giuseppe Franza e Vito Matteo Antonicelli. Quattro anni di reclusione sono stati inflitti all'amministratore della Item Oxigen, Giuseppe Fiorino, e al rappresentante della Siram per Bari e Taranto, Dario Nitti. Condanne a due anni e mezzo e a due anni sono state inflitte rispettivamente all’amministratore delegato e al presidente del consiglio di amministrazione della Betafin, Oreste Messina e Carmine Salerno.
Nelle more del processo erano già usciti di scena l'ex dirigente amministrativo dell'Asl, Paolo Quarato; il dipendente della Oxigen Giuseppe Acquaviva; e poi Silvio Berto, rappresentante legale della Givas, e l'imprenditore Luigi Ferrari, titolare dell'omonima impresa edile.
© RIPRODUZIONE RISERVATA