Un ipogeo nel Castello: la macchina del tempo indietro di tremila anni

Un ipogeo nel Castello: la macchina del tempo indietro di tremila anni
di Francesca RANA
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Venerdì 25 Marzo 2016, 12:18 - Ultimo aggiornamento: 27 Marzo, 12:07

Passerelle, scalette, caschi protettivi e si scende fino all'ultima scoperta, laggiù, nello scavo archeologico del Torrione di San Cristoforo, dove solo un misterioso tunnel di 10 metri fa terminare l'esplorazione, temporaneamente. Il Castello Aragonese di Taranto sembra parlarci e volerci raccontare le stratificazioni della città di più epoche, viaggiando indietro nel tempo fino al X secolo, il 1000, ed al periodo della rifondazione bizantina. Non mancava proprio nessuno, ieri pomeriggio, in questo suggestivo ritorno al passato: l'archeologo ufficiale, Federico Giletti; il curatore dell’immagine e degli interessi della Marina Militare Italiana nell’opera di tutela del Castello Aragonese, ammiraglio Francesco Ricci; Antonio Vinella, componente del team di scavo. Ultimamente, la loro osservazione si è concentrata sulle fasi, le trasformazioni, gli adeguamenti di un cripta/reliquiarium, fino all'interramento di questo luogo di culto complesso ed alla realizzazione di una cisterna nel XIV secolo.

Tante sono ancora le domande della ricerca archeologica e tante sono le ambizioni in un'area dove sorgeva l'antica Acropoli. La prima novità riguarda il metodo dell'indagine archeologica nello scavo sotto i pavimenti dell'area quadrangolare centrale coperta a volta, la seconda è la vera e propria scoperta: «Non ce l'aspettavamo minimamente - racconta Giletti - al livello della sistemazione pavimentale, c'era un grande blocco di riutilizzo, probabilmente di un edificio di età antica, uno dei due lati conserva una cornice. Presumibilmente, era di un edificio importante, monumentale, dell'area santuariale dell'edificio templare, il Tempio Dorico, annessa e connessa alle pratiche cultuali. Il blocco circolava in fase post classica, dal tardo antico in poi, fino alla messa in opera nel X secolo, anni della rifondazione bizantina di Niceforo Foca. Sembrava una chiusura, un tappo, di 400 kg, e sotto sono emerse altre cavità scavate nel banco calcarenitico, una via di accesso diretta verso i sotterranei, con limo ed argilla bagnata ed ora dobbiamo riprendere lo scavo in periodi più caldi». Nel settembre 2011, iniziò l'avventura ed i risultati stanno affascinando lo stesso archeologo. I ritrovamenti non sono ancora visitabili ed aperti al pubblico e sono osservabili percorrendo uno spazio ipogeo, una cisterna a corridoio di 12 metri, specus di età romana pare o “impluvium”, altezza media di 3 metri, esattamente al di sotto di un pozzo quadrangolare.

A volersi sbilanciare, potrebbe essere stata una chiesa, un luogo di culto connesso ad una sorta di reliquiario nel X secolo ed in una fase successiva estesa in un ambiente trasformato in cisterna. Tombe ad arcosolio, nicchie a scopo cultuale, lasciano successivamente spazio alle tracce di una frequentazione cristiana ed alle mangiatoie del bestiame, un secolo dopo. L'archeologo immagina, sogna, eppure è cauto quando si tratta di datare e definire in modo preciso gli ipogei del costone di Mar Grande, abitati e frequentati magari in età tardo antica ed imperiale. I periodi chiave dello scavo, a suo avviso, sarebbero 5: età antica in virtù dell'esistenza di una grande cisterna “a corridoio”, alta circa 3 m, lunga 12 m; bassa età imperiale, verso sud, lungo il salto di quota dell’altura e l'ipogeo nel banco calcarenitico, con una funzione funeraria; rifondazione della città, ai tempi dei bizantini, tra la metà del X secolo e i primi decenni del XI secolo d.C., perchè in entrambi gli ipogei si nota un riutilizzo degli spazi con destinazione cultuale/funeraria, una monumentalizzazione, la nascita di una nuova rete di percorsi, un nuovo piano di calpestio, un apparato decorativo sacrale specifico e la realizzazione della cripta/reliquiarum; fine dell’XI e XIII secolo, tra ricovero di bestiame e vani di servizio; interro sistematico ed obliterazione, agli inizi del XIV sec.
Lo scopo sarà in futuro aumentare la fruizione di questi spazi: «Si va indietro nel tempo fino al 1000, il X secolo dopo Cristo. Fino a quel punto, è archeologicamente attestato. Non manca nulla. Sono 3000 anni. Una buona parte delle fasi storiche. In un punto militarmente sempre sfruttato».

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