Morte all’Ilva, il conto della Procura

Morte all’Ilva, il conto della Procura
di Lino CAMPICELLI
3 Minuti di Lettura
Venerdì 14 Luglio 2017, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 18:03

Omissioni di cautele in materia di rischi industriali connessi con l’uso di determinate sostanze pericolose, concorso nell’omicidio colposo dell’operaio Alessandro Morricella e omissione nella collocazione di impianti, apparecchi e segnali finalizzati a prevenire infortuni sul lavoro.
Sono tre le contestazioni formulate dalla procura della Repubblica di Taranto, dopo la chiusura delle indagini sull’incidente costato la vita ad Alessandro Morricella, l’operaio martinese deceduto dopo alcuni giorni di agonia per essere stato travolto da un getto di ghisa incandescente mentre era al lavoro nell’Afo 2. L’incidente avvenne nel giugno del 2015.
È stato il sostituto procuratore della Repubblica dottoressa Antonella De Luca, titolare dell’inchiesta aperta dalla magistratura per fare luce sulle modalità dell’incidente mortale e, soprattutto, sulle possibili responsabilità dell’ennesima tragedia, a richiedere il rinvio a giudizio di sei persone e dell’Ilva Spa in amministrazione straordinaria.
A vario titolo sono finiti sott’accusa il campano Massimo Rosini, direttore generale di Ilva Spa, il campano Ruggero Cola, in qualità di direttore dello stabilimento siderurgico, il tarantino Vito Vitale, direttore dell’area ghisa, il tarantino Salvatore Rizzo, in qualità di capo area, il tarantino Saverio Campidoglio, capo turno, e Domenico Catucci, originario di Castellaneta, tecnico del campo di colata. L’Ilva Spa è ovviamente imputata per illeciti per illeciti amministrativi di cui risponderà per i reati e le violazioni contestati a carico di suoi dirigenti.
 
La richiesta di rinvio a giudizio, che passa ora al vaglio del giudice dell’udienza preliminare del tribunale, è stata firmata con il visto del procuratore della Repubblica dottor Carlo Maria Capristo.
Come si ricorderà, la drammatica evoluzione dell’infortunio che aveva purtroppo stroncato la vita di Alessandro Morricella aveva cambiato uno dei reati per cui inizialmente aveva proceduto la procura della Repubblica. Non più lesioni gravissime ma omicidio colposo, in aggiunta a quello delle violazioni delle norme.
Dopo l’incidente in stabilimento, gli accertamenti disposti dalla dottoressa De Luca sull’episodio avvenuto all’Afo 2 erano andati avanti speditamente. Ed era stata disposta una consulenza, poi risultata decisiva per capire cosa fosse successo all’interno dell’impianto, allorchè il povero Morricella venne investito da una enorme fiammata densa di sostanze provenienti dall’altoforno, fra cui gas-Afo, ghisa e loppa liquefatti. Il tutto avvenne mentre durante le operazioni di rilevazione della temperatura della ghisa non sarebbero state le condizioni di sicurezza previsti dal protocollo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA