Botte e minacce per costringerla a prostituirsi: «Se non lo fai prendiamo tua figlia»

Botte e minacce per costringerla a prostituirsi: «Se non lo fai prendiamo tua figlia»
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Giovedì 21 Luglio 2016, 13:59 - Ultimo aggiornamento: 26 Luglio, 15:43
Un'altra storia di violenza e soprusi che ha come vittima una giovane donna, costretta a prostituirsi con percosse fisiche e minacce gravi ma anche con l'incubo che venisse fatto del malealla figlia collocata in un orfanotrofio. L’incubo di una giovane ragazza rumena potrebbe essere finito ieri con l’arresto di due connazionali, marito e moglie di 44 e 40 anni, che erano diventati i suoi aguzzini. L'arresto è stato eseguito dal Commissariato di polizia di Gallipoli, in collaborazione con agenti della Squadra mobile di Bari, l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, per Vasile Ursaciuc, 44enne rumeno, e Maria Nicoleta Ferrari, 40enne connazionale, accusati di aver ridotto in schiavitù una loro connazionale attraverso percosse gravi e minacce contro la sua incolumità nonché quella della figlia, collocata in un orfanotrofio in Romania, al fine di costringerla a prostituirsi.

La giovane, a cui avevano rubato la carta d’identità per evitare che potesse fuggire, era giunta in Italia lo scorso anno con la promessa da parte del 44enne e del figlio Sergiu di affidarle un lavoro di badante presso una persona anziana, con un compenso da 1000 euro mensili. Giunta in Italia, invece, la donna era stata ospitata in un appartamento fatiscente a Bari, dove abitavano i due uomini e la moglie del 44enne, e costretta a prostituirsi a Bari e a Taranto e a consegnare il ricavato delle prestazioni sessuali ai suoi aguzzini fino a quando, il 27 ottobre 2015, non aveva presentato formale denuncia presso gli Uffici della Questura di Taranto. In quella occasione aveva raccontato episodi e descritto luoghi dove veniva portata, con riferimento ai clienti scelti dai suoi procacciatori d’affari, che le fornivano anche profilattici e medicinali anticoncezionali per bloccarle il flusso mestruale.
La donna, che offriva prestazioni sessuali al prezzo di 20 euro, per un ricavo giornaliero di 400 euro al giorno, veniva ricompensate con soli 5 euro per procurarsi del cibo.

Nel mese di luglio del 2015, allorquando i suoi sequestratori avevano deciso di trasferirsi a Gallipoli e volevano costringerla a seguirli in quella località, la donna era fuggita e per 3 giorni, dormendo per strada, si era sottratta alla schiavitù: raggiunta e picchiata, era stata costretta a seguirli nel Salento, dove veniva indotta a prostituirsi in uno sgabuzzino di un locale commerciale. Per il resto dell’estate, con un bus, doveva recarsi a Taranto, tornando tutte le sere a Gallipoli con l’obbligo di lavorare in entrambe le città fino al mese di settembre, quando tutta la famiglia era tornata a Bari.

La denuncia presentata aveva permesso l’apertura delle indagini da parte della Squadra mobile di Bari, con l’individuazione di tutta una serie di prove utili alla dimostrazione delle condotte- reato commesse dal nucleo familiare. Da qui, la decisione del Gip di Bari, Sergio Di Paola, di emettere un’ordinanza di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere nei confronti dei due aguzzini, resisi irreperibili fino alla loro individuazione, grazie alle ricerche poste in essere dal personale del Commissariato di Gallipoli.
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