Ilva, definito il programma dello sciopero del 10 febbraio

Ilva, definito il programma dello sciopero del 10 febbraio
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Lunedì 8 Febbraio 2016, 16:27 - Ultimo aggiornamento: 9 Febbraio, 08:35
Il gruppo Marcegaglia, guidato dal presidente e Amministratore delegato Antonio Marcegaglia, presenterà fra oggi e domani la sua manifestazione di interesse per l'acquisizione (anche sotto forma di affitto) degli asset aziendali del Gruppo Ilva. È quanto rivela una fonte vicina al quartier generale del Gruppo Marcegaglia. Il termine per la presentazione delle manifestazioni di interesse scade il 10 febbraio.

Confindustria condivide e sostiene le ragioni della manifestazione organizzata da Fim Fiom e Uilm il 10 febbraio prossimo per l'Ilva. L'imminente cessione dell'Ilva, si legge in una nota di Confindustria Taranto, le garanzie sul prosieguo dei processi di risanamento ambientale e sul mantenimento e la continuità produttiva ed occupazionale sono aspetti «fondamentali per garantire reali prospettive di futuro alla grande fabbrica e sui quali non ci si può permettere di abbassare la guardia». Per questo Confindustria sostiene fortemente le ragioni della protesta e parteciperà con una propria delegazione alla manifestazione, prevista per il 10 febbraio, termine ultimo di presentazione delle manifestazioni di interesse. A parere di Confindustria «si tratta di un forte e importante segnale di partecipazione in un momento in cui si cominciano a delineare i futuri assetti del complesso siderurgico».

Fim, Fiom, Uilm e Usb hanno definito il programma dello sciopero dei dipendenti diretti e dell'indotto Ilva e della manifestazione sotto la prefettura di Taranto programmati per il 10 febbraio. «Emerge forte tra i lavoratori - è detto nel documento operativo elaborato a seguito dell'ultimo consiglio di fabbrica - l'esigenza di portare al Governo, tramite il prefetto di Taranto, la voce degli operai di Ilva e del suo indotto, delle ditte dell'appalto, che oramai da troppo tempo sentono sulle proprie spalle una precarietà insostenibile dovuta alla incertezza e alla mancanza di garanzie sulla tenuta dei livelli occupazionali». Lo sciopero è confermato dalle 9 alle 13 per il primo turno e dalle 19 alle 23 per il secondo. I lavoratori timbreranno nei reparti alle ore 9 e usciranno con gli indumenti di lavoro. Poi dovranno radunarsi all'ingresso delle portinerie A-D-Tubificio-Imprese-Varco Ima Porto Mercantile dove, a partire dalle 9, saranno messi a loro disposizione bus che provvederanno ad accompagnarli dall'Ilva al ponte di pietra, nella città vecchia di Taranto. Il servizio navetta sarà garantito anche per il ritorno alle portinerie Ilva a partire dalla 12 dalla discesa Vasto. Dopo il concentramento nella zona del ponte di pietra 'Sant'Egidio' i lavoratori daranno vita a un corteo che proseguirà, attraverso via Garibaldi, corso Due Mari e Lungomare, fino alla prefettura, dove si svolgerà il sit in programmato. «I lavoratori - viene sottolineato nel documento - ritengono fondamentale ottenere garanzie sull'ambientalizzazione del sito produttivo Ilva e la bonifica del territorio di Taranto» e «ritengono indispensabile porre delle migliorie sulle strutture sanitarie. Chiedono altresì la tutela degli attuali livelli occupazionali dell'intero tessuto industriale tarantino. Per queste ragioni chiedono la vicinanza a tutti i cittadini a cui propongono la condivisione di questi temi».

È stato convocato per il 10 febbraio, in concomitanza con il termine ultimo per le manifestazioni di interesse, lo sciopero unitario dei lavoratori di tutti gli stabilimenti del gruppo Ilva, Taranto, Racconigi, Novi ligure, Marghera, e dell'indotto. Lo annuncia il segretario generale Fiom-Cgil Maurizio Landini, secondo il quale è necessario «fare assumere al governo decisioni coerenti con la dichiarazione della strategicità della produzione siderurgica in Italia, di cui l'Ilva è parte fondamentale» oltre a puntare al « mantenimento dell'integrità del gruppo e degli attuali livelli occupazionali». Una manifestazione cui, in maniera significativa, hanno aderito tutte le istituzioni locali dei territori in cui sono insediati gli stabilimenti, ha sottolineato Landini secondo il quale «è necessaria e non più rinviabile l'attivazione da parte del governo di un tavolo nazionale della siderurgia che, a partire da scelte di politiche industriali, sia in grado di affrontare e risolvere tutte le vertenze aperte nel settore».
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