Ilva, futuro in quattro mesi. Bollorè: «Non interessati»

Ilva, futuro in quattro mesi. Bollorè: «Non interessati»
di Alessio PIGNATELLI
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Sabato 2 Luglio 2016, 08:22 - Ultimo aggiornamento: 13:46
È il giorno dopo. Una sorta di quiete apparente dopo la prima, importante, scadenza del bando Ilva: la presentazione delle offerte non ha riservato sorprese e a contendersi la partita del siderurgico saranno due cordate. Da una parte Am Investco Italy, ossia l’accoppiata ArcelorMittal e Marcegaglia, dall’altra AcciaItalia, il progetto partecipato da Arvedi, Cassa Depositi e Prestiti e Delfin, quest’ultima la holding della famiglia Del Vecchio.
Proprio da quest’ultima cordata arrivano rumors riguardanti Lucia Morselli, amministratore delegato in pectore di AcciaItalia. L’ex ad di Ast (Acciai Speciali Terni) resterebbe fedele all'acciaio e si prepara, in caso di vittoria della cordata italiana, alla guida dell'Ilva.
In passato conta esperienze alla Olivetti, alla Berco e soprattutto nell’azienda umbra dove si rese protagonista di una lotta aspra con lavoratori e sindacati. Alla fama da tagliatrice di teste fanno da contraltare i risultati positivi economici sotto la sua guida delle varie aziende. La situazione non è definitivamente cristallizzata in quanto nel corso del tempo potrebbe riaffacciarsi la newco guidata dal gruppo Bollorè con interessi nella logistica. L’interesse del magnate Vincent Bolloré è rivolto soprattutto nei confronti di “Ilva servizi marittimi” che conta una flotta in cui spicca l’ammiraglia Gemma da 330 metri di lunghezza per 57 di larghezza.
Ieri invece è arrivata la smentita del gruppo Bolloré che si è detto «non interessato al gruppo Ilva o a società ad esso collegate».

Lo ha detto all’Ansa il portavoce del gruppo in Italia. Nei mesi scorsi era girata un'indiscrezione che voleva Saga Italia, società specializzata in logistica controllata dal gruppo Bollorè, in corsa insieme a Ionian Shipping Consortiunm per l'acquisizione di «Servizi Marittimi spa» una dette sette controllate del gruppo Ilva in Amministrazione Controllata.
Tornando al core del bando, adesso la battaglia sarà sul Piano Ambientale. Le due cordate si sfideranno, ancor prima di numeri su produzione e assetti, sulla questione per eccellenza: i Commissari Piero Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carrubba comunicheranno al ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, la presentazione dei Piani Ambientali per l’esame preliminare da parte del Comitato degli Esperti, costituito in base al decreto legge 98.
Il Comitato, nello spazio di quattro mesi, dovrà completare l’esame dei Piani, al termine del quale i Commissari negozieranno con i proponenti il contratto definitivo. Le buste con le offerte economiche e il Piano Industriale, presentate dai due raggruppamenti, sono state secretate e non saranno aperte fino al termine dell’esame ambientale.

Si tratta di un iter complesso e, al momento, ci si può basare solo sulle proposte annunciate da ArcelorMittal e Arvedi.
Il colosso franco-indiano aveva delineato il suo piano per aumentare la produzione dello stabilimento di Taranto a oltre 6 milioni di tonnellate ribadendo una proposta dettagliata su come «secondo noi va cambiata l’Aia perché Ilva sia in grado di ottemperare ai requisiti ma essere, anche, un investimento attrattivo per noi».
Arvedi, per bocca del patron Giovanni, aveva paventato la possibilità di avviare a Taranto una produzione di acciaio ibrida con un ciclo integrale affiancato da forni elettrici a preridotto. Per ridurre l’inquinamento e l’emissione di Co2, Arvedi ha proposto di ristrutturare l’impianto di Taranto utilizzando il gas al posto del carbone per almeno metà della produzione.

Di decarbonizzazione ha anche parlato il presidente della Regione durante l’audizione alle Commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera. Michele Emiliano è stato molto critico nei confronti della gestione governativa della faccenda Ilva e ha lanciato delle frecciate avvelenate anche nei confronti dei privati che investono con fondi pubblici.
 
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