In duecentomila a Taranto per il concertone

Niccolò Fabi e Daniele Silvestri
Niccolò Fabi e Daniele Silvestri
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Lunedì 2 Maggio 2016, 19:50 - Ultimo aggiornamento: 20:09

TARANTO - C'è chi ha ballato per oltre due ore sotto la pioggia. Poi è arrivato un raggio di sole. Come la metafora della speranza per i sogni di Taranto e per i territori in lotta. E tutto è cambiato. Il Parco archeologico delle mura greche si è riempito come e più dello scorso anno. Erano almeno in 200mila secondo il Comitato organizzatore dei "Cittadini e lavoratori liberi e pensanti", nato dopo il sequestro degli impianti dell'area a caldo dell'Ilva.

Come allora, anche in questo 1° maggio gli operai hanno accusato i sindacati di essere complici di un sistema che ha consentito alla grande industria di tenere Taranto - la città dell'Ilva - sotto il giogo del ricatto occupazionale. Contrapporre la salute al lavoro «è come dover scegliere se uccidere i vostri figli» ha detto Yanis Varoufakis, l'ex ministro delle Finanze greco in collegamento Skype, rispondendo alle domande dei presentatori del Concertone del primo maggio di Taranto, giunto alla quarta edizione.

«Arrendersi mai» è stato il refrain di Pierò Pelù, che ha infiammato il pubblico sulle note di "El diablo". Con i Litfiba, tanti altri artisti si sono esibiti gratuitamente sposando la causa del Comitato. Niccolò Fabi ha proposto alcune canzoni del nuovo disco, tra cui "Ha perso la città". Poi è stata la volta di Daniele Silvestri con "Il mio nemico" e "A bocca chiusa". Fino ad arrivare al duetto con Fabi in "Sornione" e "Salirò". Nel cast del Concertone anche gli Afterhours, Renzo Rubino, Levante, Mama Marjas, Ghemon, LNRipley, Beatrice Antolini, Andrea Rivera (tra i presentatori, con Valentina Petrini e Valentina Correani), il gruppo di musica popolare Terraross, che ha proposto la nuova canzone "I.L.V.A. - (Istituzione legale vergogna ambientale)".

Ai lati del palco sono stati srotolati due striscioni: «Una città da salvare» e «Giustizia per Taranto». «Siamo qui oggi - ha chiosato Michele Riondino, che ha curato la direzione artistica con Roy Paci e Diodato - perché non ci sentiamo amati dal governo che produce solo decreti mortali, dai sindacati che organizzano pseudo-scioperi a braccetto con Confindustria per bloccare la città».


Da un lato la musica, dall'altro le storie di lotta. Tra le istantanee della manifestazione resta l'abbraccio sul palco di due mamme coraggio: Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi («un raggio di sole - ha sussurrato - su Taranto, Federico è qui con noi»), ed Egidia Beretta, la mamma di Vittorio Arrigoni («Palestina - ha affermato - può essere anche fuori casa laddove i diritti vengono violati). Altro momento significativo: la richiesta di "verità e giustizia" per Giulio Regeni con l'appello lanciato da Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.

Poi le testimonianze delle donne della Terra dei Fuochi, dei No Triv, delle donne-coraggio del Molise, dei No Tav, che hanno consegnato al Comitato e a Riondino il premio intitolato al partigiano Bruno Carli. Si è parlato di immigrazione, con il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini ("L'hotspot è una fabbrica di respingimenti che produce clandestinità"); dello scandalo-petrolio con Rosa Pippa di Uniti per la Val d'Agri; di inquinamento con il contributo di Vincenzo Fornaro, l'allevatore a cui sono state uccise le pecore perché contaminate dalla diossina; di criminalità con Luigi Leonardi, l'imprenditore sotto scorta per aver denunciato le minacce delle mafie.

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