Caso Cucchi, per la morte del giovane
sotto processo cinque carabinieri

Ilaria e Stefano Cucchi
Ilaria e Stefano Cucchi
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Lunedì 10 Luglio 2017, 18:20 - Ultimo aggiornamento: 18:42
Il gup del Tribunale di Roma ha disposto il rinvio a giudizio dei carabinieri imputati nell'ambito dell'inchiesta bis sulla morte di Stefano Cucchi, il giovane geometra romano deceduto nell'ottobre 2009 a Roma una settimana dopo il suo arresto per possesso di droga. Il processo comincerà il prossimo 13 ottobre davanti alla III Corte d'Assise. 

Tre dei carabinieri rispondono di omicidio preteritenzionale. Si tratta di Francesco Tedesco, 35 anni, di Brindisi; Alessio Di Bernardo, 37 anni, di Venafro (Isernia); Raffaele D'Alessandro, 31enne di Villaricca (Napoli). Secondo l'accusa, avrebbero prima arrestato Cucchi (che fu trovato con alcune dosi di droga), poi lo avrebbero portato in caserma «spingendo e colpendo con calci e schiaffi il Cucchi e facendolo violentemente cadere in terra». Stando al referto del medico legale, le percosse cui il giovane geometra fu sottoposto gli procurarono «la frattura della quarta vertebra sacrale e della terza vertebra lombare». I tre, all'inizio, erano accusati di lesioni personali aggravate. Poi la Procura ha deciso per l'aggravamento della contestazione.

Tedesco è accusato anche di falso e calunnia al pari del maresciallo Roberto Mandolini, 45 anni, di Roma,  comandante all'epoca della stessa Stazione, mentre della sola calunnia risponde il militare Vincenzo Nicolardi, 48 anni, di Pulsano (Taranto). Tutti, all'epoca dei fatti, erano in servizio presso il comando stazione di Roma-Appia. Il falso in atto pubblico, ipotizzato dai magistrati, è legato al verbale di arresto in cui si "attestava falsamente" che Cucchi era stato identificato attraverso le impronte digitali e il fotosegnalamento: circostanza che per gli inquirenti non corrisponde al vero ma ha rappresentato la ragione del pestaggio di Cucchi, ritenuto "non collaborativo all'operazione".

Il primo commento di Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, alla notizia del rinvio a giudizio: "Finalmente i responsabili della morte di mio fratello, le stesse persone che per otto anni si sono nascoste dietro le loro divise, saranno chiamati a rispondere di quanto commesso".


 
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