Corti d'Appello: la chiusura di Taranto salverà Lecce

Corti d'Appello: la chiusura di Taranto salverà Lecce
di Alessandro CELLINI
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Giovedì 31 Marzo 2016, 06:25 - Ultimo aggiornamento: 17:20
Il rapporto della commissione Vietti traccia una strada. Non elenca direttamente gli uffici giudiziari di secondo grado che dovranno chiudere i battenti - non ne avrebbe la competenza - ma dà una serie di indicazioni sui criteri che dovrebbero essere adottati dal Governo nel momento in cui si darà seguito all’intenzione di “tagliare” le Corti d’Appello. Anzi, fa di più: redige una bozza di legge delega, nella quale non si affronta solo il nodo delle nuove soppressioni, ma si ipotizza una nuova riorganizzazione dei tribunali ordinari e si ridisegna il ruolo del pubblico ministero. Ma la questione principale riguarda proprio le Corti d’Appello. E da una lettura del testo, sembra che il taglio della sezione distaccata di Taranto possa “salvare” in qualche modo la sede di Lecce.

La commissione Vietti, istituita dal ministero della Giustizia e incaricata di elaborare un piano di riordino della geografia giudiziaria, parte da un presupposto: «La redistribuzione territoriale degli uffici giudiziari rimarrebbe ineluttabilmente incompleta senza interventi riguardanti gli uffici di secondo grado, ove peraltro si registrano numerosi esempi di inefficienza operativa e intollerabili ritardi nell’erogazione del servizio». E dunque via alla sforbiciata, che sarà attuata sulla base di quattro criteri: abitanti nel distretto di Corte d’Appello; estensione del territorio; rapporto tra giudici e abitanti; e carichi di lavoro del distretto. Sul primo punto, la distribuzione degli uffici giudiziari di secondo grado «appare fortemente disomogenea», sostiene la commissione. Si va dal distretto di Milano, che eroga servizi per oltre sei milioni di abitanti a quello di Campobasso, con meno di 314mila abitanti. Nel mezzo ci sono varie realtà, tra cui quella di Lecce, il cui distretto di Corte d’Appello amministra più di un milione di abitanti (la somma degli abitanti delle province di Lecce e Brindisi).
Per Taranto si fa un discorso a parte (tanto che la commissione spiega come le tre sezioni distaccate sul territorio italiano siano «di fatto gestite come Corti d’Appello autonome»): amministra poco più di mezzo milione di abitanti, così come altri sei distretti. Con il taglio di Taranto, un eventuale distretto che comprenda le tre province salentine arriverebbe a contare quasi un milione e 800mila abitanti, di poco al di sotto della media nazionale. Fa notare in ogni caso la commissione che «il parametro della popolazione è ovviamente soltanto uno tra quelli da sempre considerati sensibili per ogni riforma della geografia giudiziaria, ma è di certo tra i più significativi essendo noto, in tutte le classifiche anche internazionali, il fondamentale rapporto tra abitanti e domanda di giustizia».
Più complicato il discorso sull’estensione territoriale. «A fronte di un territorio esteso oltre 301mila chilometri quadrati - scrive la commissione - il territorio medio che, in linea teorica, ciascun distretto dovrebbe possedere è pari a 10.342 chilometri quadrati». In Puglia si va ben oltre, e il testo lo specifica: «Spiccano, per la proliferazione dei distretti, la Puglia che, con meno di 20mila chilometri quadrati di territorio ne vanta ben tre (Bari, Lecce e Taranto), e la Sicilia, che ne conta addirittura 4 con un territorio pari a 25.712 chilometri quadrati». In realtà, nemmeno con la chiusura della sezione distaccata tarantina si raggiungerebbe la media nazionale, mantenendosi dunque al di sotto del requisito territoriale.
Risulta invece favorevole il dato che riguarda il rapporto tra giudici e abitanti. Il distretto di Lecce (questa volta inteso nella sua totalità, dunque anche con gli uffici giudiziari di Brindisi e Taranto) ha un rapporto di un giudice ogni 7mila abitanti e un pubblico ministero ogni 26mila abitanti. Numeri ben al di sopra della media, che consiglierebbero quindi di mantenere le cose così come stanno. Sui carichi degli uffici, infine, la commissione si limita a definirla «una vera e propria zavorra destinata a incidere sull’efficienza degli uffici di secondo grado».
Il destino della sezione distaccata di Taranto appare segnato: almeno in teoria, questo dovrebbe portare al salvataggio della sede di Corte d’Appello di Lecce. Questo, ovviamente, non è scritto esplicitamente nel testo, che tuttavia sembrerebbe portare a questa conclusione. Il condizionale però, mai come in questo caso, è d’obbligo: l’ultima parola spetterà al Governo. Che dovrà tenere conto della conclusione cui giunge la commissione presieduta da Michele Vietti: «Tutte le considerazioni sopra esposte e i dati statistici sui quali tali considerazioni si fondano confermano la necessità di un intervento di razionalizzazione della geografia giudiziaria dei distretti di Corte d’Appello, tendente e una loro riduzione e razionalizzazione territoriale che tenga conto di un riequilibrio dei distretti tendenzialmente a base mono-regionale, purché ciascun distretto nella singola regione sia dotato di requisiti dimensionali minimi e coerenti con un modello di efficienza ideale individuato sulla base dell’estensione territoriale, della popolazione amministrata, dell’indice delle sopravvenienze e dei carichi di lavoro». Insomma, l’ipotesi che resti in funzione solo la Corte d’Appello di Bari è tutt’altro che remota.
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