In ogni caso, l’equipe medica dell’ospedale aveva preparato la paziente per l’intervento chirurgico, considerato abbastanza routinario.
Purtroppo, qualcosa non è andato per il verso giusto, dal momento che durante l’intervento la situazione è degenerata a tal punto che la povera quarantacinquenne, purtroppo, non si è più svegliata.
Ovviamente, i primi ad attivare tute le pratiche d’urgenza necessarie per evitare il decesso della donna sono stati i medici dell’ospedale tarantino. Inutilmente.
E proprio dall’ospedale è partita la prima indagine interna per capire cosa sia accaduto esattamente nel corso dell’intervento chirurgico.
La disperazione dei familiari della povera donna è stata indicibile. Ed è subito partito un esposto che punta ad accertare le cause di quel decesso.
Il fascicolo è finito all’attenzione della dottoressa Cannarile che ha disposto l’esame autoptico con conferimento dell’incarico ad un consulente.
L’affidamento dell’autopsia è previsto quest’oggi a Palazzo di giustizia. Come atto dovuto sono stati indagati tutti i medici che si sono occupati della posizione della povera Carmela, il cui decesso risale al 21 maggio scorso.
Come è prassi in questa circostanza, il pubblico ministero inquirente chiederà al consulente di accertare se nel caso specifico sia stato rispettato il protocollo sanitario, prima e durante l’intervento.
L’esperto dovrà verificare, in sostanza, se vi siano stati errori o negligenze nella gestione di quell’intervento; se l’evento si sarebbe potuto evitare attraverso condotte di tipo differente, oppure se si è verificato all’improvviso come fatto accidentale e imprevedibile.
I medici che sono stati chiamati in causa nel decesso della quarantacinquenne, originaria della provincia di Bergamo, hanno la facoltà, attraverso i difensori di fiducia, di nominare propri consulenti di parte. Questi ultimi hanno così la possibilità di affiancare il consulente nominato dalla procura nel corso dell’esame autoptico.