Avvocati, medici e fisioterapisti
nel giro della “grande abbuffata

Avvocati, medici e fisioterapisti nel giro della “grande abbuffata
di Lino CAMPICELLI
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Giovedì 19 Gennaio 2017, 06:13 - Ultimo aggiornamento: 17:18

Tutto secondo un clichè consolidato. Questa volta, però, la maxi-stangata ai danni di numerose Compagnie di assicurazioni ha visto protagonisti molti “attori”.
Molti e anche di alto livello professionale, considerato che nella maxi-indagine definita dal pm inquirente Marina Mannu non figurano soltanto truffatori già noti e sempre disponibili a rimediare denaro. Nell’indagine messa a segno da guardia di finanza e polizia stradale, infatti, figurano soggetti coinvolti in precedenti inchieste e in differenti processi, il cui denominatore comune era e resta quello dei sinistri fasulli.
In questo procedimento, però, vi sono anche medici e avvocati compiacenti, particolarmente versati nell’annacquare le pratiche in cambio di soldi. Ma non solo.
Insieme con avvocati e medici, figurano coinvolti titolari e dipendenti di strutture di benessere, di centri di fisioterapia, in aggiunta a un carabiniere e a sanitari di fiducia delle compagnie di assicurazioni.
Il panorama, in sostanza, è desolante. E lo è tanto più se si sottolinea come gli intrighi monitorati dagli investigatori abbiano fatto registrare le performance, a pieno titolo, di soggetti che avrebbero dovuto fornire garanzie di tipo diverso da quelle, al contrario, assicurate agli ideatori delle truffe.
Nell’ordinanza firmata dal dottor Giuseppe Tommasino viene evidenziato come «solo i componenti della famiglia Tortorella vanno considerati partecipi di un sodalizio criminoso avente i requisiti previsti dall’articolo 416 cp» (il reato associativo cioè). Di qui il loro arresto, numericamente esiguo rispetto a quello considerevole, ben ventisei, richiesto dall’accusa pubblica.
In realtà, la sottolineatura del gip ha una sua valenza solo se riferita a quelle esigenze cautelari che hanno avuto necessità di essere salvaguardate con l’arresto (in tutti i sensi) degli indagati e delle loro azioni.
Sotto il profilo generale, invece, la scelta di contenere il numero degli arrestati non è andata affatto a detrimento della gravità della vicenda, in cui appunto sono stati tanti gli attori.
Sull’apporto di terze persone, infatti il giudizio del gip è stato impietoso: «i soggetti venivano cooptati di volta in volta secondo le contingenti esigenze e, a quanto è dato ricavare dalle risultanze processuali, gli stessi aderivano incondizionatamente in vista di un loro tornaconto personale di natura patrimoniale. Si trattava in definitiva di prestazioni occasionali, ancorchè ripetitive, ricompensate attraverso la corresponsione di un onorario in senso lato».
Onorari alias soldi: ancora una volta il denaro facile ha piegato la dignità e l’onore. E in questa vicenda giudiziaria di denaro ne è corso parecchio.
Gli episodi intercettati e ricostruiti dagli investigatori si riassumono non solo in risarcimenti di alcune migliaia di euro, ma pure in indennizzi di decine e decine di migliaia d’euro. Bastava, ad esempio, che un soggetto “investito” da un’auto riportasse ferite e lesioni (fittiziamente certificate dai medici coinvolti) che necessitavano di mesi di terapie per far lievitare i prezzi.

Il tutto senza alcun pudore: tanto, pagavano le Compagnie di assicurazioni e, indirettamente, gli automobilisti onesti.

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