Dal diploma all'università «Mi riprendo la mia vita dopo 20 anni in carcere da innocente»

Dal diploma all'università «Mi riprendo la mia vita dopo 20 anni in carcere da innocente»
di Mario DILIBERTO
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Venerdì 24 Febbraio 2017, 09:21 - Ultimo aggiornamento: 13:29

TARANTO - «Sono stato forte in tutti questi anni. Quando ho compreso che era finita, però, quella grinta è come se fosse svanita. Sono rimaste la rabbia e le lacrime».

Angelo Massaro si commuove al telefono mentre descrive il momento atteso per 21 lunghi anni nel buio della sua cella. In carcere era entrato trentenne e con il marchio di assassino. Con la condanna a 24 anni per l’omicidio di Lorenzo Fersurella. Un delitto che non ha commesso. Quel ragazzo, che era il suo migliore amico, venne ritrovato nel 1995 in una discarica, ucciso a colpi di pistola. I sospetti si indirizzarono su Massaro. «Non ero uno stinco di santo e sostennero che lo aveva eliminato per tenere solo per me i proventi della droga. Ma io con lui non ho mai spacciato» racconta questo 51enne di Fragagnano, vittima di un clamoroso errore giudiziario.
La sua innocenza è stata dichiarata due giorni fa dalla Corte di Appello di Catanzaro dopo un’odissea culminata nella revisione. E nel verdetto di assoluzione per non aver commesso il fatto che è arrivato, però, dopo quei 21 anni trascorsi in cella.

Quali sentimenti può provare oggi che finalmente i giudici hanno confermato la sua innocenza?
«Provo rabbia, ma non odio. Rabbia per non aver potuto veder crescere i miei figli. Sono entrato in carcere quando Raffaele aveva due anni e mezzo e Antonio era nato da soli 45 giorni. Se ho resistito lo devo a mia moglie Patrizia. Ha sempre creduto alla mia innocenza».
Ma perché tanti giudici si sono convinti della sua colpevolezza?
«Era il colpevole ideale. Da ragazzo ho commesso errori. Avevo precedenti e frequentavo brutti giri. La pecora nera di una famiglia onesta. Come autore di un delitto come questo ero perfetto».
Determinante si è rivelata una intercettazione in dialetto?
«L’hanno interpretata male. Io ho detto “mors” per dire peso. Mi riferivo ad un bobcat che stavo trasportando. Loro hanno tradotto come “morto”. Io in quel momento ero da un’altra parte. E si poteva accertare agevolmente. Poi c’erano anche le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia. Lorenzo, però, era un fratello per me. Ha battezzato il mio primo figlio. Non lo avrei ucciso per nessuna ragione».
Ha atteso 21 anni che arrivasse un giudice a crederle...
«In verità già nel ‘99 gli errori di questo processo vennero notati dal procuratore generale della Cassazione. Chiese l’annullamento della condanna, ma la Corte scelse di confermare il verdetto ».
Poi però non si è arreso...
«Non potevo. Mi hanno anche consigliato di confessare per accedere a dei benefici. Ma un innocente non può ammettere. Deve combattere per la sua vita. Anche se significa restare chiusi in una cella con la condanna a 24 anni per un omicidio che non ha commesso».
Ha scelto anche di studiare...
«Mi sono diplomato e ho iniziato a leggere i codici. Il diritto mi ha affascinato. Ho imparato a rivendicare i miei diritti. E per questo ho subito trasferimenti in diversi carceri. Pensi che mi hanno mandato lontano e per sette anni non ho visto i miei figli. Nel diritto e nella giurisprudenza ho trovato altra spinta per non arrendermi».
Si è iscritto all’Università?
«Sì, ho sostenuto quattro esami. L’ultimo lunedì scorso. Ho la media del 28 e mezzo. Andrò avanti. Voglio riabilitarmi completamente e riprendere la mia vita. Solo questo potrà aiutarmi. Nessun risarcimento potrà restituirmi quello che mi è stato tolto».
A chi sente di dover dire grazie?
«A mia moglie Patrizia. Una forza della natura che non mi ha mai abbandonato. E ai miei difensori. Agli avvocati Salvatore Maggio e Salvatore Staiano farei una statua.

Sono riusciti a fare qualcosa che altri ritenevano fuori dal mondo. Voglio aggiungere che studiando ho letto che il nostro Paese è la culla del diritto. Nel mio caso si è rivelato la tomba del diritto. Ora chiedo solo che si accerti se qualcuno ha sbagliato e perché ha sbagliato. E nel caso affronti le conseguenze di quell’errore. Io oggi torno libero da innocente. E a testa alta».

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