L'anlisi tattica: per il Lecce ancora tanti errori tecnico o di scelta

L'azione del secondo gol dell'Inter
L'azione del secondo gol dell'Inter
di Michele TOSSANI
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Martedì 27 Febbraio 2024, 05:00
Qual è il vero Lecce? Quello visto all’opera nei primi cinquantacinque minuti di partita, capace di resistere di fronte all’Inter o quello della seconda parte di gara, travolto da una squadra nettamente superiore?
Questa è la domanda alla quale cercare di trovare risposta dopo la pesante sconfitta subita in casa dai giallorossi. Con i quattro gol incassati domenica al Via del Mare i salentini sono arrivati a quota dodici reti subite nelle ultime quattro gare disputate, per una media di tre gol a partita. Troppi per una squadra che vuole salvarsi. Eppure, come detto, la sfida ai nerazzurri era iniziata abbastanza bene. Davanti ad una Inter sì rimaneggiata dal turnover operato da Simone Inzaghi ma pur sempre in grado di schierare un undici di grande qualità, i ragazzi di D’Aversa avevano approcciato la gara con coraggio.
L’intera prima metà di match era stata infatti caratterizzata da un atteggiamento coraggioso da parte giallorossa, testimoniato da un baricentro medio di 51.86m. I padroni di casa sono stati aggressivi fin dal primo minuto, con Rafia che andava ad associarsi spesso e volentieri a Piccoli sulla prima linea di pressione contro la costruzione iniziale a quattro dei nerazzurri e con i centrocampisti che gestivano in uno contro uno i movimenti di Mkhitaryan, Asllani e Frattesi. L’atteggiamento attivo della fase di non possesso pugliese era completato da Gallo e Gendrey, pronti a spingersi molto in alto per andare a prendere i laterali del centrocampo interista. In fase di possesso poi il Lecce cercava come di consueto di agire per vie esterne, sfruttando Gendrey a destra (7 passaggi chiave prodotti) e le rotazioni di catena a sinistra, dove operavano il già menzionato Gallo (5 passaggi chiave), Rafia e Sansone.
I problemi però nascevano quando l’Inter, grazie alla qualità tecnica dei suoi giocatori, riusciva a superare la prima pressione giallorossa. Lo si è visto subito: dopo un quarto d’ora infatti, alla seconda uscita da dietro ben fatta, gli ospiti trovavano la rete del vantaggio con Lautaro Martínez. Lo svantaggio non scomponeva il Lecce, che continuava a giocare la propria partita. I pugliesi però cominciavano a perdere troppi palloni preoccupanti nella loro trequarti e a sbagliare scelte importanti in quella avversaria, come avvenuto ad esempio nell’occasione in cui Gallo, invece che stoppare palla e metterla in mezzo (aveva tempo e spazio per farlo) decideva di calciare al volo spendendo la palla abbondantemente fuori.
Questi errori tecnici o di scelta hanno piagato tutta la gara del Lecce. Alla fine infatti la squadra di D’Aversa ha effettuato 14 tiri, ma soltanto due indirizzati nello specchio della porta. Soprattutto, il dato di expected goals (xG) prodotto è stato di appena 1. Il che sta a significare che ogni conclusione ha avuto in media valore di soltanto 0.07 xG. Su una di queste conclusioni imprecise (da parte di Blin) a inizio ripresa girava la partita perché l’Inter, nel giro di due minuti, trovava altre due reti che di fatto chiudevano la partita. La quarta rete poi arrivava dall’ennesima situazione da palla inattiva: sono ormai ben 11 le rete concesse a palla ferma dal Lecce, escludendo i rigori. E questo nonostante qualche apprezzabile cambiamento visto nell’organizzazione difensiva sulle punizioni e nella costruzione del castello contro i calci d’angolo. A dar fastidio al Lecce sono stati anche i movimenti a venire incontro di Lautaro e Alexis Sánchez, che andavano sovente a lavorare nella terra di nessuno compresa fra la linea difensiva e quella di centrocampo leccese.
Alla fine il Lecce continua a palesare le difficoltà mostrate da inizio anno: regge un’ora, subisce tanto e produce poco, sprecando quello che crea. Piccoli e Krstovic (9 reti in due) sono in linea con quanto prodotto in tutto il campionato scorso da Ceesay e Colombo (11 gol totali), ma chi sostituisce le 8 reti di Strefezza?
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