Tutto pronto per il live di Goran Bregovic: «Nuovo concerto tra vecchi amici»

L'esibizione venerdì a Melpignano

Tutto pronto per il live di Goran Bregovic: «Nuovo concerto tra vecchi amici»
di Eraldo MARTUCCI
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Mercoledì 9 Agosto 2023, 11:28 - Ultimo aggiornamento: 10 Agosto, 12:37


Una sintesi suprema e un equilibrio mirabile di religioso e profano, colto e popolare, semplice e complesso che ancora oggi vale come esempio di alta civiltà, come stimolo alla condivisione di valori ed alla fiduciosa trasmissione del sapere. Questo è stato il lascito di Bach, il cui mirabile "invito" a superare, non solo musicalmente, le barriere tra gli uomini e le divisioni fra i generi è stato "recepito" in pieno da Goran Bregovic, artista capace di incrociare culture e popoli diversi unendoli con una musica di matrice balcanica fortemente contaminata con altri generi e suonata in modo assolutamente travolgente. Diventato internazionalmente celebre per le colonne sonore dei film di Emir Kusturica ("Il tempo dei gitani", "Underground" e altri ancora), Bregovic sarà ospite dopodomani alle 21.15, nell'arena del Palazzo Marchesale a Melpignano, della diciassettesima edizione del Sei Festival di Coolclub, in questa occasione nell'ambito della rassegna "A Melpignano Meridiano Salento" organizzata da Razmataz Live in sinergia con il Comune grico e altre realtà salentine.

L'orchestra


Il musicista e compositore balcanico più celebre al mondo sarà accompagnato dalla sua Wedding and Funeral Band formata da Muharem Redzepi (Grancassa tradizionale, voce), da una band gitana di fiati dove suonano Bokan Stankovic (prima tromba), Dragic Velickovic (seconda tromba), Stojan Dimov (sax e clarinetto), Aleksandar Rajkovic (primo trombone e glockenspiel) e Milos Mihajlovic (secondo trombone); e infine dalle voci bulgare di Ludmila Radkova Trajkova e Daniela Radkova Aleksandrova.

L'apertura della serata sarà affidata a New York Ska-Jazz Ensemble, storica band statunitense guidata da Fred "Rocksteady" Reiter con una musica che spazia dallo ska al reggae, dalla dance hall al rocksteady.


Bregovic, ritorna a Melpignano dopo undici anni da quella memorabile edizione della Notte della Taranta che la vide Maestro Concertatore. Come ricorda quell'esperienza?
«Ho dei bellissimi ricordi anche per gli incontri che ho avuto con quei meravigliosi musicisti della tradizione salentina. Penso che abbiamo realizzato una cosa molto bella, come accade sempre ogni volta che si incontrano le due sponde opposte e vicine dell'Adriatico. Non è un caso che la musica balcanica sia stata influenzata dalla tradizione musicale italiana, così come la musica italiana, specialmente nel sud, rivela influenze della musica greca, albanese e di tutti i Balcani».

E come si sta preparando per questo nuovo concerto?
«Lo sto vivendo come un ritorno dai vecchi amici. Sarà un concerto dove si dovrà ballare, e dove canterò e suonerò le canzoni che ho scritto per il cinema e per lo spettacolo "Karmen Opera a lieto fine", e poi quelle dall'album "Three Letters from Sarajevo", e tanto altro ancora. Sono sicuro che ci divertiremo».


Sul palco sarà accompagnato dalla Wedding and Funeral Band, esempio massimo del valore universale della musica: cresciuti nella tradizione gitana portano in scena un melting pot di stili e generi
«Al contrario della politica, la musica può fare tante cose e mettere insieme, e in pace, tante culture provenienti da diverse religioni».


A questo proposito lei ha appena pubblicato per Deutsche Grammophon "The Belly Buttom of the World", album dove ha composto tre racconti lirici basati su liturgie cristiane, ebraiche e musulmane. Come nasce questa sua escursione nel sacro?
«Da una commissione della Basilica di Saint Denis di Parigi in cui mi è stato chiesto di comporre un concerto per violino e orchestra. Il violino è stato peraltro il mio primo strumento. Ho deciso allora di scrivere per tre violini solisti, rispettando così le sonorità specifiche di ogni tradizione con le proprie tecniche di esecuzione: quella classica, la kletzmer e quella orientale. Tre tradizioni a me molto vicine e con le quali sono cresciuto».


Padre croato, madre serba. L'adolescenza nei quartieri musulmani di Sarajevo in un frullato di culture, nazionalità e religioni. Quanto di tutto questo ha influito nella sua musica?
«Sarajevo è una città molto piccola, eppure, ha sempre avuto una grande vitalità simile alle metropoli europee. È sempre stata crocevia tra diverse culture che hanno animato la vita intellettuale e sociale. Questo esisteva prima ed è rimasto tale anche durante la guerra. Un conflitto dove si tendeva a piegare un popolo, non solo prendendo di mira le persone, le cose, ma il loro pensiero. Ma la gente ha deciso di combattere odio e violenza, con la sua grande ricchezza ideale. È grazie a questo che Sarajevo non è morta ed è per questo che ho voluto che le mie "Tre Lettere" arrivassero da lì».


Per quanto riguarda il cinema, ci sono nuove colonne sonore all'orizzonte?
«Dopo tanti anni in cui non ho più scritto nulla, ritorno finalmente a comporre per due film, uno americano e uno serbo, e forse anche per una pellicola italiana. Sono molto contento».
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