Oscar, clamoroso scambio di buste: «Vince La La Land», ma il miglior film è Moonlight

Oscar, clamoroso scambio di buste: «Vince La La Land», ma il miglior film è Moonlight
di Flavio Pompetti
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Lunedì 27 Febbraio 2017, 07:13 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 15:37

Giallo senza precedenti all’Oscar. Warren Beatty e Faye Dunaway riuniti sul palco a cinquant’anni di distanza dall’iconico Bonnie and Clyde hanno proclamato vincitore del premio per il miglior film dell’anno il paludatissimo La La Land, e quando la troupe aveva già preso d’assalto i microfoni e iniziato a pronunciare il discorso di accettazione, uno dei produttori del film si è reso conto del madornale errore. Beatty aveva letto da una busta sbagliata, nel quale c’era il nome di Emma Stone, vincitrice come migliore attrice protagonista per La La Land: il vero vincitore è invece Moonlight, la dolorosa storia della crescita e della presa di coscienza della propria identità sessuale di un bambino di colore nell’America degli anni ’50. 


PriceWaterhouseCooper, la società che si occupa del conteggio dei voti agli Oscar ha annunciato di aver aperto un'inchiesta sull'errore: «Ci scusiamo sinceramente con Moonlight e La La Land, Warren Beatty, Faye Dunaway e tutti i telespettatori per quanto accaduto durante l'annuncio del miglior film. I presentatori hanno ricevuto per errore la busta sbagliata. Stiamo investigando su quanto è accaduto e siamo profondamente dispiaciuti che sia successo».

La La land è stato ugualmente il trionfatore della serata: arrivato alla vigilia dopo aver pareggiato il record di nomine (13) con Titanic, ne è uscito con sei statuette, tra cui il premio per la regia del 32enne Damin Chazell, il più giovane vincitore nella storia del premio per la categoria, la sceneggiatura originale e la migliore interpretazione femminile (Emma Stone). Ma il premio più ambito è letteralmente sfuggito dalle mani dei suoi artefici, i quali hanno dovuto consegnarlo ai colleghi che li hanno raggiunti sul palco tra lo sbalordimento generale.                                        

La serata era stata presentata come un confronto tra la grande speranza bianca La La Land (un elegia della musica nera del jazz, realizzata da un cast interamente bianco) e gli sfidanti di colore: Moonlight e Barriere: il duro confronto generazionale tra un padre e un figlio di colore nella Pittsburgh degli anni ’50. Dopo le accuse di discriminazione razziale che hanno colpito le ultime edizioni dell’Oscar, la notte di ieri ha ribaltato le posizioni nel modo più drammatico possibile. Gli artisti di colore hanno dominato la scena. L’apparizione più emotiva sul palco è stata quella di Viola Davis (migliore attrice non protagonista per Barriere), a stento capace di trattenere le lacrime quando ha ricordato la figura del drammaturgo scomparso August Wilson, autore del testo teatrale dal quale il film è tratto. Quella più emozionante per la platea è stato l’arrivo su sedia a rotelle della 98enne Katherine Johnson, l’analista dati di colore della Nasa degli anni ‘60, la cui lotta contro il doppio pregiudizio razziale e sessuale è alla base della storia raccontata in Il Diritto di Contare.                          

Due gli italiani premiati: Alessandro Bertolazzi e Giorgio Gregorini, per il lavoro di makeup in Suicide Squad. L’unico film che rappresentava la nostra bandiera invece: Fuocoammare di Gianfranco Rosi e Donatella Palermo è invece rimasto a mani vuote. La categoria dei documentari, che oltre al film italiano ospitava opere straordinarie come I’m Not Your Negro, e 13th, ha premiato a sorpresa il biopic sul duplice omicidio e il successivo processo ad O.J. Sympson, l’ex stella del football americano.      

 La prima stoccata contro Donald Trump è arrivata dopo quattro minuti dall’inizio della cerimonia degli Oscar ad opera del comico Jimmy Kimmel che conduceva la serata. Kimmel che aveva aperto dicendo che tutti i 225 paesi collegati in diretta con la cerimonia oggi odiano l’America, ha lanciato un'altra battuta di peso: “Grazie presidente Trump. Ricordate quando l’anno scorso pensavamo che solo l’Oscar fosse una istituzione razzista?”                                    

Chi si aspettava una serata tutta all’attacco della nuova amministrazione è rimasto però deluso. Kimmel ha condotto la trasmissione con leggerezza e misura, e a metà spettacolo ha permesso una straordinaria irruzione nel teatro di un gruppo di autisti degli autobus che avevano portato alcuni degli spettatori nella sala, che ha rotto la rigida liturgia della premiazione. Il comico ha provocato il presidente a più riprese via Twitter, ma Trump non ha rotto la promessa che aveva fatto alla vigilia di non interessarsi della cerimonia, e non ha risposto in tono.                                

L’ombra della protesta è rimasta in alcuni dei discorsi di accettazione della statuetta, specie tra gli artisti di nazionalità straniera. Il messicano Gabriel Garcia Bernal ha condannato l’idea del muro che dovrebbe essere costruito al confine tra il suo paese e gli Usa. L’italiano Alessandro Bertolazzi si è proclamato ‘migrante’, e ha offerto la sua solidarietà a chi soffre le nuove politiche migratorie.            

Moonlight ha portato a casa altri due premi: miglior attore non protagonista (Mahershala Alì) e miglior adattamento della scenografia. Alle sue spalle Manchester by the Sea, la vita che riprende il suo ritmo tra mille difficoltà dopo la tragedia, ha riscosso la statuetta per Casey Afflek (migliore attore protagonista), e come migliore copione originale.

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