I Negramaro tornano nella loro scuola: «Dovete credere nei sogni»

I Negramaro tornano nella loro scuola: «Dovete credere nei sogni»
di Valeria BLANCO
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Martedì 13 Ottobre 2015, 10:20 - Ultimo aggiornamento: 10:36

Prima dei dischi d’oro e di platino, prima dei concerti a San Siro, prima dei photocall, degli autografi e dei sold-out. C’era una volta un sogno. E c’erano due ragazzi che, a metà degli anni ’90, studiavano tra i banchi del liceo artistico di Lecce, puntando sull’arte per evadere da una realtà quotidiana che sembrava un po’ stretta.

Emanuele (Lele) Spedicato ed Ermanno Carlà, rispettivamente chitarra e basso dei Negramaro, sono tornati ieri nella scuola che ha visto lievitare il loro talento. Accompagnati dalla dirigente di quello che oggi è il “Ciardo-Pellegrino”, Tiziana Paola Rucco, con emozione hanno incontrato qualche centinaio di studenti. Per dire loro, soprattutto, che nulla è impossibile. E per incoraggiare gli artisti in erba a credere in se stessi perché i miracoli - e un miracolo sembrava negli anni ’90 quello che oggi è realtà - possono accadere.

Studio, talento, successo. Di questo - e naturalmente del nuovo album, “La Rivoluzione sta arrivando” - si è parlato con i ragazzi che, in occasione dell’incontro con i due musicisti, hanno preparato e poi donato alla band sei magliette interamente realizzate dagli studenti di Grafica.

«Non eravamo studenti modello, ma avevamo tanta voglia di fare».

Così ha esordito Lele, ricordando gli anni delle superiori. Erano anni di grandi sogni, avrebbe detto Vasco. «C’è sempre stato dentro di noi - ha continuato il chitarrista - qualcosa che bruciava. Studiavamo sempre, ma non necessariamente sui libri. Con Ermanno facevamo progetti di qualunque tipo, interessandoci di pittura e scultura. L’arte era un modo per evadere dalla staticità quotidiana».

Impossibile non riconoscersi in quella inquietudine con cui chi vive nell’ultimo lembo d’Italia, e per di più ha 15 anni, sta iniziando a fare i conti. Ma bisogna trovare la propria strada. «L’Italia - ha detto Ermanno - è il Paese dell’arte, della creatività e della cultura: non potete non crederci. Niente è impossibile, ma la smania di successo può portare fuori rotta. Dovete fare tutto quello che conta per voi, bisogna partire da se stessi».

Con un balzo enorme, passando attraverso cinque album in studio, si arriva a “La Rivoluzione sta arrivando”, che è l’album della maturità - come lo definiscono loro - ma segna anche un ritorno alle origini, alle atmosfere di quella cantina profumata di mosto in fermentazione dove sono nati i primi successi. «Questo album - racconta Ermanno - è un’autoproduzione artistica totale, segna il nostro nuovo inizio. Abbiamo cominciato producendo i nostri demo e abbiamo ottenuto il primo contratto discografico. Poi siamo andati in giro per il mondo, lasciandoci contaminare. Oggi ripartiamo da 15 anni fa, ma con una consapevolezza diversa».

Ritorno al futuro. «Dopo cinque dischi - racconta Lele - abbiamo avvertito l’esigenza di tornare alle origini, di rientrare in sala prove e suonare senza troppi artifici una canzone scritta da Giuliano. Tutto quello che abbiamo imparato è racchiuso in “La rivoluzione sta arrivando”. Questo album è un viaggio di sei persone che inseguono un sogno, non si sentono arrivati da nessuna parte, ma vogliono restare uniti e dimostrare che il gruppo conta più delle singole persone». Autoproduzione anche per le grafiche e i video. E proprio nella grafica Ermanno ha messo a frutto gli anni di studio prima al liceo e poi all’Accademia. «Ci siamo ispirati ai Gorillaz - spiega - creando i nostri avatar. In copertina c’è una bandiera dei pirati reinterpretata in chiave Negramaro. Sintetizza due stati d'animo opposti: la felicità della vita e la paura della morte».

La rivoluzione è arrivata davvero. Compresa quella di aver definitivamente vinto una sfida importante: vivere e lavorare facendo base in Puglia, nonostante questo all’inizio avrebbe potuto essere un rischio di non poco conto per una giovane band. «La forza di una canzone - conclude Lele - si fa strada da sola e non puoi fermarla. Tutti i calcoli saltano. Così sono saltati i conti di chi pensava che sarebbe stato troppo complicato scommettere su sei ragazzi che arrivavano dal profondo Sud. Abbiamo dimostrato che nel Sud del mondo, al quale apparteniamo, nascono i fiori più belli. Abbiamo trovato il modo di far avvicinare l’industria discografica a noi, rimanendo dove sono le nostre radici».

Impossibile catturare la formula esatta che ha portato sei ambiziosi musicisti nell’Olimpo della musica, ma i Negramaro continuano a scommettere sul valore dei contenuti. «Dovete inseguire i sogni - hanno detto in chiusura dell’incontro - e insistere. Quando decidi che sei arrivato, il sogno è finito». Il vero successo? È rimanere se stessi. E anche in questo, i Negramaro ce l’hanno fatta.