Vincono gli Stadio, seconda Michielin, terzi Iurato-Caccamo con il brano di Sangiorgi

Gaetano Curreri
Gaetano Curreri
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Domenica 14 Febbraio 2016, 02:08 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 11:21
Sono gli Stadio i trionfatori del 66esimo Festival di Sanremo. Curreri e soci si sono classificati al primo posto con la coinvolgente “Un giorno mi dirai”. Al secondo posto, la giovanissima Francesca Michielin con “Nessun grado di separazione”. Si è classificata terza la coppia Iurato- Caccamo con “Via da qui” firmata da Giuliano Sangiorgi.
Dietro alle magnifiche tre, tra qualche protesta del pubblico in sala, tutte le altre. È sceso così il sipario sul 66esimo Festival di Sanremo. Vittoria a parte, in molti si chiedevano in questi giorni: quale canzone tra quelle in gara resterà nella memoria degli italiani? Difficile rispondere.

La canzone di Patty Pravo ha una sua maestosità, così come quella di Noemi (“La borsa di una donna”) che sembra però ricalcata su altri successi della bravissima cantante. Gli Stadio avevano portato a Sanremo con “Un giorno mi dirai” anche il prestigio della loro storia (e un angelo custode come Lucio Dalla); ha bisogno di un ascolto prolungato la raffinata canzone di Dolcenera “Ora o mai più” (classificatasi al penultimo posto); di grande appeal il pezzo di Sangiorgi per la coppia Irato-Caccamo; Elio e le Storie tese (“Vincere l’odio”) hanno ripetuto il gioco di sempre, essere parodistici, mentre le espressioni più sincere sono sembrate quelle dei giovani: il frizzante “Wake up” di Rocco Hunt, il fuoriclasse rap Clementino; Annalisa con “Il diluvio universale”, Irene Fornaciari con l’orecchiabile “Blu” (arrivata però ultima).

In leggera flessione ieri la parte dell’intrattenimento, una volta “disarmata” la bravissima Virginia Raffaele, rientrata nei suoi panni (capace comunque di coinvolgere in un gioco danzante Roberto Bolle).
Quasi in conclusione, Beppe Fiorello ha ricordato Domenico Modugno, la Puglia, il grande inganno dell’Italsider ed ha accennato qualche strofa della bellissima “Amara terra mia” dedicandola appunto alla Puglia. La parte comica ha visto in scena un raddoppio: due artisti al posto di uno. Nel nome di una vecchia amicizia e della comune toscanità sono arrivati Giorgio Panariello e Leonardo Pieraccioni. L’unico che esce con qualche ammaccatura da questo Festival è Gabriel Garko, una vera vittima sacrificale, del tutto inadeguato nel ruolo del co-conduttore. Carlo Conti, in ogni caso, ha dimostrato non solo di essere un conduttore perfetto per una manifestazione come Sanremo, ma anche un organizzatore ineccepibile. Raramente la gigantesca macchina del Festival si è mossa con tanta efficacia epuntualità come nelle due edizioni targata Conti.
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