Francesco Bianconi a Lecce, tra scrittura, musica e solitudine

Francesco Bianconi a Lecce, tra scrittura, musica e solitudine
di Ennio CIOTTA
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Mercoledì 7 Ottobre 2015, 22:28 - Ultimo aggiornamento: 8 Ottobre, 10:18

Da venerdì 9 fino a domenica 11 ottobre le Officine Cantelmo di Lecce ospitano “La Poesia nel Jukebox”, rassegna dedicata alle contaminazioni tra musica e letteratura con un ricco programma di incontri, presentazioni, concerti, reading e un mercatino dedicato alle case editrici e alle etichette pugliesi, che prevede anche un’ampia esposizione dedicata al vinile e agli oggetti vintage.

Il programma completo della rassegna

Uno degli ospiti di punta quest’anno è Francesco Bianconi, il cantante dei Baustelle che a Lecce arriva però come autore del libro “La Resurrezione della carne”, romanzo d’amore e di dolore edito da Mondadori e ambientato in una Milano del futuro prossimo.

Bianconi, come nasce il suo ultimo romanzo, “La Resurrezione della Carne”?

«Nasce da un’idea che adesso faccio fatica a collocare con precisione.

Volevo raccontare la storia di un uomo, della sua trasformazione e del suo passaggio di stati. Poi questo brandello embrionale di trama è stato arricchito dall’aggiunta di alcuni particolari ed è diventato la storia che dà corpo al libro. Prima di iniziare a scrivere questa trama ho cercato di renderla più difendibile, nel senso che ho fatto tonnellate di schemi, riassunti, l’ho riscritta in forma breve, ho provato a calarmi totalmente nel mondo della storia e poi ho iniziato a scrivere».

Che differenza c'è fra scrivere una canzone e scrivere un libro?

«Scrivere una canzone mi dà molto piacere e spesso mi costa anche pochissima fatica. Scrivere in prosa, invece, mi dà tantissimo piacere, è vero, ma mi costa anche molta fatica. Lo dico sempre: per ma la prosa è una specie di grande mare di libertà. Troppa libertà, non ci sono quasi abituato. Sono abituato a fare un mestiere, quello del musicista, nel quale ci sono più vincoli. Ci si può spaventare e sentire soli. Facendo lo scrittore mi sento in mezzo a questo gigantesco deserto, libero di andare dove voglio, ma comunque solo».

Quanto è importante la città di Milano nell’economia della trama?

«Abbastanza, nel senso che questa è proprio una storia milanese. Forse potrebbe essere ambientata in una città d’invenzione ma la storia è nata osservando la città in cui vivo e la maniera in cui si sta trasformando. Milano è l’elemento motore di tutto quanto».

Se dico Puglia cosa le viene in mente?

«Penso al vostro bellissimo mare e poi al cibo. Al contrario del protagonista del mio libro, che odia un po’ il cibo e la cucina, io invece sono abbastanza appassionato del mangiar bene. Proprio per questo, ma non solo, la Puglia mi fa venire in mente una delle cucine regionali più buone che abbiamo in Italia».

Che genere di spettacolo si deve aspettare il pubblico che verrà a vederla sabato sera alle Officine Cantelmo di Lecce?

«Si tratta di un reading. Solitamente i reading sono una cosa difficile, si rischia di leggere troppo e quindi di “svelare l’assassino” alla gente che ancora non ha letto il libro. Spero che non vada proprio così. Abbiamo selezionato dei brani del libro abbastanza atmosferici, utili per dare una suggestione, e abbiamo deciso di accompagnarli con delle musiche eseguite dal vivo con pianoforte ed elettronica».